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Deus absconditus, anno  94, n. 1, Gennaio-Marzo 2003, pp. 29-31

 

Sr. M. Cecilia La Mela osb ap, Monaca del Monastero «San Benedetto» di Catania.

Mariologia cristologica in Mectilde de Bar

L’anno 2003 si è aperto all’insegna del Santo Rosario secondo l’intuizione di Giovanni Paolo II che vuole scuotere la coscienza dei cristiani e far riscoprire loro la preziosità di questa preghiera necessaria, oggi più che mai, per implorare il dono della pace e rinsaldare il valore della famiglia.

La lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae sottolinea alcuni punti forti della devozione mariana e propone significativi orientamenti biblico-liturgici.

Il tema centrale proposto è: «Contemplare Cristo con Maria». In esso ci sembra di risentire l’accorato appello di madre Mectilde de Bar, in molti suoi capitoli e conferenze, tanto che è possibile rintracciare punti di contatto tra i suoi scritti e il documento del Papa. Sembra che i tre secoli di distanza non ci siano e la mariologia formulata e vissuta dalla Madre Fondatrice appare fresca e attuale come quella elaborata nel terzo millennio.

L’amore grande che madre Mectilde nutre per la Vergine Maria non cade mai nel devozionismo ma, pur alimentandosi di forme e devozioni, sa guardare oltre il mero sentimento e rintracciare in esso modi pratici di vivere la fede in Cristo Gesù. In Maria, Mectilde de Bar trova la via diretta per arrivare a Gesù, anzi Maria è la via privilegiata, la via sicura. Maria è la donna vicina, la donna che condivide la nostra quotidianità: Maria ci apre all’esperienza di Gesù e ci porta al Padre.

Il sommo Pontefice esorta a imparare Cristo da Maria, a conformarsi a Cristo con Maria:

«II passare con Maria attraverso le scene del Rosario è come mettersi alla ‘scuola’ di Maria per leggere Cristo, per penetrarne i segreti, per capirne il messaggio» [1].

Per la Fondatrice Maria è Colei che più di ogni creatura ha imitato il Figlio, per cui imitare lei è imitare Gesù. Ne La giornata religiosa, la Madre, dando disposizioni concrete sulla devozione alla Vergine Santissima, esorta:

«...è cosa buona portare sempre addosso la corona e le religiose reciteranno ogni giorno il santo Rosario, considerandone i misteri che si cono compiuti nella SS. Vergine o nei quali ha avuto parte» [2].

E di rimando il Papa:

«Il Rosario offre il segreto per aprirsi più facilmente ad una conoscenza profonda e coinvolgente di Cristo. Potremmo dirlo la via di Maria. E’ la via dell’esempio della Vergine di Nazareth, donna di fede, di silenzio e ascolto» [3].

E ancora madre Mectilde:

«Certamente non si potrà in modo migliore dimostrare il proprio rispetto per questa Vergine purissima che imitando perfettamente le sue virtù. A suo esempio siamo ripiene di umiltà, di dolcezza, di carità, di modestia, di purezza, di sottomissione. Imitiamo il suo silenzio, il suo abbandono in Dio, l’umile sottomissione agli ordini divini» [4].

Sembrerebbe normale leggere i testi della Madre Fondatrice oggi, pur con le dovute attenzioni, e trovarli pienamente in sintonia con quanto la teologia mariana ha acquisito sino ad ora. Ma se i suoi scritti si leggono nel contesto storico e culturale del 1600, si scopre che certe affermazioni della Madre sono all’avanguardia rispetto alla devozione che le era contemporanea. Luigi Maria Grignion di Montfort (1673-1716) viene considerato il pioniere della mariologia moderna e a lui vengono attribuite intuizioni cui l’intera teologia postuma fa riferimento. Da notare che il Grignion de Montfort è vissuto qualche anno dopo la Madre Fondatrice ed era francese pure lui e certamente erede della spiritualità del secolo d’oro. Ebbene, leggendo il Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, si può operare un confronto sinottico, tanto gli scritti di quest’ultimo sono vicini a quelli della Madre. Lo Spirito spira ovunque e rende affini i sentimenti e le scoperte della fede.

L’acquisizione comune in entrambi è l’inserimento del culto della Vergine Maria all’interno del contesto cristologico. Maria, tra tutte le creature, è la più conforme al Cristo e ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che più avvicina un’anima al Signore è proprio la devozione alla Vergine Maria.

Cinque punti comuni vorremmo sottolineare:

1) il richiamo al piano divino della salvezza;

2) l’intima unione tra Gesù e Maria;

3) l’affermazione dell’unica mediazione di Cristo;

4) il ruolo materno ed esemplare di Maria;

5) il culto mariano come promozione dell’adorazione di Dio e mezzo di vita cristiana

«La Santa Vergine, più di chiunque, ha partecipato alle disposizioni di Gesù Cristo, essendo entrata nei disegni di Dio fin dal primo istante della sua Immacolata Concezione. Durante tutta la sua santa vita non ha cercato altro che la gloria di Dio e la salvezza degli uomini» [5].

Questa intima unione col Figlio, unico mediatore e vittima per i peccati, fa sì che l’intercessione della «santissima Madre di Dio è stata sempre motivo di salvezza per un’infinità di peccatori che non si sarebbero mai salvati senza di lei» [6].

Fare una scelta dei testi mariani nel vasto mare degli scritti di madre Mectilde è davvero un’impresa ardua: troppi e troppo belli. Ci basti la consolante certezza che la Vergine Maria è la nostra celeste Abbadessa ed è lei che si prende cura del nostro Istituto:

«L’Istituto è nelle sue mani sante; Ella ama quest’opera, è opera sua» [7].

Due frasi vorremmo soprattutto accostare: madre Mectilde afferma:

«Tutta la santissima Trinità si è riversata in Maria con tale pienezza di grazie che occorreva una capacità come quella che Dio le aveva dato per contenerle tutte» [8].

E il Grignion:

«Dio Padre fece una riunione di tutte le acque che denominò mare; fece una riunione di tutte le grazie che denominò Maria» [9].

In questo anno centenario del 350° anniversario della fondazione del nostro Istituto, la recita del Santo Rosario ci accompagni insieme alla visione di madre Mectilde, quel lontano 25 marzo 1653, in cui la Vergine Santissima è vista nell’atto di consegnare al Signore la sua Fondazione. Noi siamo consegnate a Lui, da Lui fondate. Dal mistero di Cristo si giunge a Maria, la quale diventa a sua volta, cammino di fedeltà adorante a Cristo e di impegno evangelico. Non siamo noi le figlie del SS. Sacramento?

 



[1] Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae (da qui in poi RVM), n. 14.

[2] La Giornata religiosa, Catania 1922, p. 201.

[3] RVM, n. 24.

[4] La Giornata religiosa, cit., p. 201.

[5] Catherine Mectilde de Bar, L’anno liturgico, ed. Glossa, Milano 1997, p. 370.

[6] Ibid., p. 377.

[7] Citato in V. Andral, Catherine Mectilde de Bar.1.Un carisma nella tradizione ecclesiale e monastica, Città Nuova, Roma 1988, p. 167.

[8] Citato in Eadem, p. 175.

[9] Trattato, n. 23.