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Deus absconditus, anno 76, n. 3, Luglio-Settembre 1985, pp. 17-18

 

Dom Jean Leclercq osb

La Madonna Abbadessa*

Il 7 dicembre 1677 a Rouen, M. Mectilde du Saint Sacrement compose questa formula con la quale la Madonna veniva eletta Abbadessa dell’Istituto delle Benedettine del SS. Sacramento.

«Augusta Madre di Dio. Prostrate umilmente ai vostri piedi, in nome di tutta la comunità presente e futura, rinnoviamo oggi e per sempre l’Elezione Volontaria e Solenne della Santa Maestà Vostra a Generalissima del nostro Istituto e Superiora perpetua di questo Monastero; senza che detta elezione possa giammai essere revocata, né tale posto e tale qualità possa essere usurpata da creatura alcuna, protestando dinanzi al Cielo e alla terra di non ammetterne giammai altre. Comandate e disponete di tutto il temporale e dello Spirituale di questo Monastero come di cosa che Vi appartiene senza alcuna riserva».

Dal mese di agosto 1678, questa formula viene recitata ogni anno, nel giorno dell’Assunzione, in ogni monastero dell’Istituto. La pratica che si esprime e che consiste nello scegliere la SS.ma Vergine ad Abbadessa, è conforme ad una antica tradizione. I migliori conoscitori della storia di Cluny la fanno risalire fino a Sant’Ugo, XI secolo. Le fonti storiche contemporanee del santo sono poco numerose e poco esplicite: non se ne parla e non c’è da stupirsene molto. Tuttavia gli storici attestano che questa tradizione era «conservata negli archivi di Marcigny »[1].

Ecco i dettagli che secondo un’opera anonima e molto documentata ci vengono dati da Dom M. Lamey [2] a riguardo del monastero cluniacense di Marcigny, vicino a Paray-le-Monial.

«Fondato da Sant’Ugo, abate di Cluny; il santo abate fece questa fondazione sotto il patrocinio della Santissima Vergine, nel 1056 per 99 religiose; e la Madonna, che egli costituì loro abbadessa, completava il numero di cento. In coro il suo posto era segnalato da un pastorale in rame e vi presiedeva dalla sua effige, in cui appariva rivestita dall’abito e dal velo delle Benedettine. Veniva servita ogni giorno in refettorio, e la sua porzione, dopo ogni pasto, era data ai poveri. Il titolo conferitole era quello di Nostra Signora Abbadessa, e sotto questo titolo le era pure dedicata una cappella, ove il Venerdì Santo alle tre si andava a cantare lo Stabat con la preghiera della Compassione e il Confiteor. Là si consegnava l’abito alle novizie, e là il sacerdote, ritornando dall’aver portato il viatico alle ammalate, si fermava per recitare l’antifona: «O Maria, de qua natus est ]esus». Quest’ordine di cose sussistette fino alla Rivoluzione, ed il numero delle religiose fino ad allora restò fissato a 99»[3].

Nella tradizione monastica si potrebbero raccogliere senza dubbio altre testimonianze in favore di simili pratiche. Qualche tempo dopo Sant’Ugo uno storico, monaco inglese, Guglielmo di Malmesbury († 1143) racconta di un abate che «rimettendo tutto nelle mani della Vergine Maria, pose il monastero sotto il suo nome, ne affidò ad Essa le proprietà e il governo; Lei sola sembrava detenere il comando. La Madonna non si stancò mai della funzione affidatale; rimase a capo del monastero» [4].

È naturale che Maria fosse considerata come Abbadessa spesso più dalle monache. Indizi di quest’uso si rivelano nei secoli seguenti. Nel XIII secolo il domenicano Jacques de Voragine nei suoi sermoni qualifica la Santissima Vergine «Abbadessa delle Vergini, Lei che visse secondo il loro Ordine e che l’aveva istituito» [5].

Nel XIV secolo il francescano Servasanctus di Faenza dice ugualmente che «Maria è l’Abbadessa a cui spetta presiedere in coro e nell’ordine delle Vergini» [6]. Altrove aggiunge che la sua Assunzione è stata come la sua consacrazione abbaziale [7]. Nel XV secolo il francescano Bernardino di Busti attribuisce egli pure a Maria il titolo di «Abbadessa delle Vergini» [8].

Come si vede ad ogni epoca ci sono testimonianze a favore di questa denominazione, a partire da Sant’Ugo. Adottando la SS. Vergine ad Abbadessa del suo Istituto, Madre Mectilde del SS. Sacramento si conformava così ad una delle più belle tradizioni mariane dell’Ordine monastico [9].

 



* (*) Ns. traduzione dell’articolo parso in Priez sans cesse, 300 ans de prière, Désclée, Paris 1953.

[1] .H. Pignot, Histoire de l’Ordre de Cluny, Autun, Paris 1868, t. II, pp. 34-35.

[2] *** Curé de Saint-Sulpice, Notre-Dame de France, Paris 1886, t. VI, pp. 343-344.

[3] Dopo la distruzione del monastero al tempo della Rivoluzione, il pastorale della Madonna Abbadessa venne conservato nel tesoro della Cattedrale di Autun. (v. Dom. M. Lamey, Les traditions mariales de l’Ordre de Cluny, in Resoconto del Congresso Mariano tenuto a Lione nel 1900, t. II, Lyon 1901, p. 377).

[4] De gestis pontificum Anglicae, V, PL 179, 1659. Guillaume de Malmesbury attribuisce questa condotta a Aelfric. Il valore delle affermazioni di Guillaume a riguardo d’Aelfric è contestato da WHARTON, PL 139, 1463-1465, e MM. DUBOIS, Aelfric, Paris 1943, pp. 11-12. Ma qui a noi interessa l’idea.

[5] Serm. 6 de Assump.

[6] Mariale, ed. Prague 1651, eh. 136.

[7] Ibid.. ch. III e 49.

[8] Citato da Maracci, Polyanthea Mariana, in Bourasse, Summa aurea Mariana, IX, Paris 1866, col. 859.

[9] È come testimone di queste tradizioni che ho citato l’esempio di Nostra Signora Abbadessa di Marcigny in uno studio di insieme intitolato Dévotion et théologie mariales dans le monachisme bénédictin, in Maria, Etudes sur la Sainte Vierge, t. II, Paris (Beauchesne), 1951, p. 555.