Deus absconditus, anno 75, n. 2, Aprile-Giugno 1984, p. 20-22
Sr Marie Véronique Andral osb ap
Adoremus in aeternum Sanctissimum Sacramentum
Adoremus in aeternum Sanctissimum Sacramentum! È una giaculatoria molto familiare. Ho sentito dire da qualcuno che non è giusta, perché nell’eternità non ci saranno più i sacramenti. Ma il fatto che nell’eternità non ci saranno più i sacramenti, non annulla il valore della giaculatoria.
Per capire il significato occorre andare al di là di ciò che può essere il senso letterale della parola « sacramento », inteso come « segno», per leggervi invece il significato più completo in esso racchiuso. A volte si è soliti indicare il «Santissimo Sacramento» con la sola parola «Santissimo», ed è un’espressione molto giusta, perché il «Santissimo», il «tre volte Santo» si è manifestato a noi nei «segni sacri» :
a) della sua presenza creatrice, che rivela nell’universo la sua Bellezza,
b) della sua presenza salvifica, che interviene nella storia per strappare dalla morte l’uomo, che, essendo immagine di Dio, è un « segno sacro » della sua presenza,
c) e infine, nel « Magnum Sacramentum », cioè nel più alto segno della sua Presenza, che è il « Mistero » di cui parla san Paolo (1 Co e paralleli), il «Sacramentum pietatis»: il Mistero della tenerezza del Padre, il Sacramento del suo amore, il Sacramento dell’Alleanza eterna in Gesù Cristo, suo Figlio.
Ogni forma di presenza del Dio « Santissimo » sulla terra è sotto il segno, cioè sotto il «sacramento», che vela e manifesta il suo Mistero ineffabile, invisibile, inaccessibile. Questa presenza, qui in terra, per poter essere percepita da noi, non può manifestarsi che velata sotto un segno.
Presenza di Dio nell’Eucaristia
È per questo che chiamiamo «Sacramento per eccellenza» o «Santissimo Sacramento» il mistero eucaristico, il quale contiene:
- la manifestazione velata del Padre, che ci dona suo Figlio nello Spirito;
- il Verbo incarnato, immolato e glorificato,
- la presenza del suo Corpo. In questo corpo di Cristo sono uniti indissolubilmente lo Sposo e la Sposa, Dio e l’umanità, cioè la Chiesa. Si tratta della Chiesa celeste (già nella gloria con tutti i Santi e gli angeli), della Chiesa purgante e della Chiesa militante che lotta e soffre, nella quale il Signore continua il « Sacro Mistero » cioè il suo mistero di salvezza fino alla fine del mondo.
Presenza di Dio nella Chiesa
È nell’Eucaristia che questo mistero di salvezza continua nel mondo, attraverso la Chiesa che lo celebra e lo vive. Nel SS. Sacramento c’è tutta la gloria di Dio, la quale non consiste solo nel suo onore, né solo nello splendore della sua luce, ma nella manifestazione di Se stesso verso la creatura, che, nel significato biblico, è la manifestazione della sua potenza vittoriosa di salvezza, cioè del suo Amore misericordioso.
Il «Santissimo Sacramento» compendio di tutto il « Mistero»
Alcuni preferiscono dire: «Gesù nel santissimo Sacramento», perché la parola «Gesù» indica la persona, mentre quella di «sacramento» sembrerebbe indicare piuttosto una cosa astratta. Se però con questo modo di dire si vuole richiamare solo una presenza misteriosa di Gesù «prigioniero» nel tabernacolo, esso non esprime sufficientemente il sacro Mistero che vi è nascosto, grazie alla presenza di Gesù. I nostri Padri nella fede che parlavano del «tremendo e mirabile Sacramento», del «Santissimo e adorabile Sacramento» erano più vicini al vero. Non ci sono parole sufficienti per esprimere questo «divino Mistero», nascosto prima di tutti i secoli, rivelato in Gesù Cristo e consegnato agli uomini.
Non bisogna ridurre il «Sacramento» a «simbolo», cioè a un semplice segno di qualche cosa, ma bisogna intenderlo nel suo senso biblico. L’intero « Sacramentum (mistero) di Salvezza » che si svolge dalla Genesi all’Apocalisse, trova il suo centro in quella umilissima particella di «cosmos» che è il Corpo e il Sangue, cioè la stessa persona di Gesù nella sua Pasqua, in cui si ricapitolano tutte le cose del cielo e della terra (Ef 1,10). Questo grano di frumento, seminato in ogni luogo dell’universo, è la Shekhina, come dicono gli Ebrei, cioè la Presenza nella «Nube luminosa» di Dio santissimo, che abita col suo popolo, che lo guida e accompagna nel suo pellegrinaggio verso la Terra Promessa: è il «già e non ancora»; è il «roveto ardente» che brucia senza consumare tutto ciò che tocca, perché lo trasforma in Sé.
Come non adorare tale Mistero con la più grande gioia ed esultanza, bruciando dall’ardente desiderio di avvicinarci a questa santa montagna, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste, a Gesù, Mediatore della nuova Alleanza (Eb 12, 22-24), grazie al suo spargimento di sangue?
Come non bruciare dell’ardente desiderio di entrare in questa «Nube luminosa» (Shekhina) con Lui, per ricevere l’adozione nello Spirito, mentre il Padre pronuncia su di Lui le parole: «Questi è il mio Figlio diletto» e poi ripartire nel suo Spirito, onde cercare i nostri fratelli per ricondurli al focolare dell’Amore ? «Andate... in tutte le nazioni» ha detto Gesù. Anche noi, Benedettine dell’adorazione perpetua del SS. Sacramento, siamo inviate in missione. Il nostro modo di essere inviate in missione è di vivere la riparazione, cercando di ricondurre i nostri fratelli a Gesù-Eucaristia, portando su di noi il peso dei nostri e dei loro peccati.
Adorazione eterna del «Mistero»
Sì, in eterno adoreremo questo «Santissimo Sacramento», che non passerà mai. Una volta che avrà raggiunto il suo compimento nell’umanità riscattata non sarà più necessario il suo regno terrestre. Questo mistero celeste lo comprenderemo in proporzione della purezza del nostro amore, lo vedremo faccia a faccia, ma non potremo mai comprenderlo totalmente, perché può essere compreso totalmente solo da Dio stesso.
Questo mistero resterà sempre per noi, povere creature, un «gran Mistero» e un «Santissimo Sacramento», sorgente della nostra salvezza, della nostra gioia, della nostra vita e della nostra eterna Eucaristia: momento pasquale in cui saremo eternamente fissati, senza più tempo.
Questo mistero eterno è già presente nell’Eucaristia e ci attira irresistibilmente. Quando saremo completamente immersi in Lui, saremo fissati nell’adorazione eterna: compimento perfetto del mistero di Dio, che ha voluto renderci partecipi della sua vita e della sua beatitudine, e anche allora canteremo:
«Adoremus in aeternum Sanctissimum Sacramentum!»