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Deus absconditus,  anno 89, n. 3-4, Luglio-Dicembre 1998, pp. 90-91

 

Mons. Joseph Duval, Arcivescovo di Rouen

Omelia del Martedí 28 aprile 1998 a Rouen

Madre Mectilde del SS. Sacramento sarebbe stata felicissima di ascoltare e commentare il discorso di Gesù sul pane di vita: Dio le aveva concesso la grazia di un amore eccezionale per Colui che è venuto in mezzo agli uomini per essere il Pane di vita e che continua a donarsi nel sacramento del pane, fonte di vita. In un periodo in cui anche nei monasteri vi era una certa esitazione ad accostarsi con frequenza alla comunione, ella ha compreso più di altri come rispondere a Gesù che si dona a noi per essere fonte di vita, per essere il nostro pane di vita.

Tutta la realtà della nostra relazione con Dio passa per il sacramento dell’Eucaristia. La qualità della fede degli individui, come pure delle comunità cristiane in generale, si esprime nel modo in cui viene vissuta la relazione con questo sacramento.

Siamo, almeno in Francia, in un tempo in cui l’atteggiamento nei riguardi dell’Eucaristia passa attraverso la banalizzazione e la distanza: banalizzazione quando la comunione diventa un rito sociale senza contenuto reale, distanza perché la partecipazione alla messa domenicale non cessa di diminuire e poiché l’aspetto sacramentale della vita cristiana tende ad affievolirsi.

Nella sua epoca, Madre Mectilde del SS. Sacramento ha contribuito fortemente a ridare a tutto il popolo cristiano il senso non solo della devozione verso il SS. Sacramento, ma della pratica del sacramento dell’Eucaristia. Ha partecipato, a suo modo, al rinnovamento della Chiesa del XVII secolo.

Sorelle, voi siete le figlie di Madre Mectilde, le eredi della missione affidatavi dalla vostra fondatrice. Anche se il vostro numero e le forze non sono più ciò che sono stati, la Chiesa ha bisogno di voi per ravvivare in seno al popolo dei credenti il vero culto dell’Eucaristia. A tutte le comunità che voi rappresentate, la vostra fondatrice rivolge le parole di incoraggiamento indirizzate nell’agosto del 1687 alle suore in partenza per la Polonia:

«Vi guardo come missionarie del SS. Sacramento, come la corona e la gloria dell’Istituto, se vi comportate come vi richiede lo Spirito Santo. Andate, figlie carissime, andate, care vittime, andate, prescelte dal cielo per portare la gloria e l’amore del SS. Sacramento... Fate per questo adorabile mistero grandi conquiste, animate i cuori, ravvivate gli spiriti, e tutto il mondo risenta delle grazie di cui Nostro Signore intende riempirvi, se siete fedeli ad accoglierle. Dimenticate tutto per amore di Colui che per voi si è dimenticato di sé. Vivete dunque di Lui e per Lui. In questa santa impresa tutti i vostri interessi sono interamente sacrificati».

Sì, oggi abbiamo bisogno che voi siate, qui e altrove, delle missionarie del SS. Sacramento. L’amore di Cristo, nostro pane di vita, vi animi personalmente e comunitariamente. Se il vostro amore è forte, irradierà, vi aiuterà, come santa Teresa di Lisieux ad essere il cuore della Chiesa che ama e insegna ad amare il suo Maestro e Signore. Ora, noi abbiamo bisogno di religiose e di comunità, focolari di amore, perché quando l’amore di Dio illanguidisce, la Chiesa perde il proprio dinamismo e il senso della propria missione.

In un mondo in cui ognuno vuol potersi realizzare da sé con le proprie forze, senza dipendere da nessuno, voi, sorelle, dovete ricordare con la vostra vita che noi «siamo» da Dio. Dio non è nostro rivale, non ci tiene in condizioni di dipendenza. Si dona per elevarci e arricchirci della sua vita. Molti, anche fra i migliori credenti, stentano ad affidarsi a Dio. Non fidandosi di Dio, non si fidano della Chiesa di Gesù Cristo, né di altri. Le vostre comunità invece devono essere luoghi in cui regni la fiducia in Dio, la fiducia nella Chiesa e la fiducia tra sorelle. Ma per far questo, dovete lasciarvi foggiare da Gesù stesso.

«Sorelle mie – diceva Madre Mectilde – penetrate bene cosa significhi una comunione... Gesù Cristo viene per trarvi interamente in lui, per cambiarvi in lui e rendervi una medesima cosa con lui. Basterebbe una sola comunione per far uscire un’anima da se stessa e farla passare in Gesù Cristo poiché, ancora una volta, egli viene in noi unicamente per trarci in lui. Sì, sorelle mie, Nostro Signore viene in noi per prendere possesso dei nostri cuori e farli passare nel suo cuore adorabile: pregatelo di attirarvi a lui, di nascondervi in lui... Egli regni in voi in modo assoluto, sia il principio dei vostri pensieri, delle vostre parole, dei vostri movimenti...».

Gesù, che nel Vangelo si presenta come il pane della vita, non viene semplicemente per aiutarci a vivere meglio la nostra vita. Viene a farci vivere della sua vita. Noi viviamo di lui. Questa soglia stenta ad essere varcata dai cristiani. Molti desiderano un Gesù che li aiuti. Sono meno numerosi invece coloro che lasciano vivere Gesù in se stessi. Il vostro stesso esempio, sorelle Benedettine del SS. Sacramento, ricordi in seno alla Chiesa ciò che Cristo ci offre. Non ci dà qualcosina per consentirci di realizzarci. Si dona perché noi siamo trasformati in lui.

Catherine de Bar cercava di essere interamente figlia di san Benedetto, ma una figlia di san Benedetto la cui preghiera si fa adorazione del Santissimo Sacramento. Questa forma di devozione ha incontrato tempo fa qualche leggera ostilità. Anche le Benedettine del Santissimo Sacramento hanno pensato che questa forma di devozione appesantisse indebitamente la vita monastica e che forse un ritorno ad una regola meno esigente potesse favorire la vita all’interno del chiostro.

Cosa vogliono un monaco o una monaca? Amare Dio e lasciarsi amare dal proprio Dio. Le strade per giungere a questo fine sono diverse. L’adorazione del Santissimo Sacramento è una strada sicura per accogliere la testimonianza dell’amore di Dio e per esprimere il proprio desiderio di amare. È anche una testimonianza eloquente resa all’amore di Cristo che si dona per essere il nostro pane di vita. L’amore ha bisogno di segni. Vi è forse un segno più eloquente di quello del Cristo che si fa nutrimento per donarci la sua vita? Alcuni giovani scoprono quasi spontaneamente il significato dell’adorazione del Santissimo Sacramento. Siate quindi, sorelle, voi che siete ricche di una tradizione di adorazione, siate coloro che trascinano sulle strade dell’amore del Signore.

«Amate, mie carissime figlie – diceva Madre Mectilde – amate l’amore che per amore chiede il vostro amore e non può essere soddisfatto se non dall’amore. Siate le vittime dell’amore racchiuso nel Santissimo Sacramento dell’altare. Non sopportate che questo adorabile prigioniero sia privato del vostro amore. Non desiderate che lui, non cercate che lui, non contentatevi che di lui. Tutto ciò che non è lui sia bandito per sempre dai vostri cuori».

Siate felici, sorelle, della vostra vocazione di adoratrici del Santissimo Sacramento. Siete, a modo vostro, la Chiesa che esprime la sua riconoscenza e il suo amore a Colui che è la sua vita e fonte di vita per tutti gli uomini. Altri religiosi, religiose o semplici battezzati si uniscono a voi in questo servizio. Siate, per coloro che cercano in questa via, guide esperte, poiché la vostra tradizione tricentenaria vi dà la possibilità di far valere la vostra antichità e la ricchezza di cui la Chiesa vi è debitrice. In questo centenario della sua morte, Madre Mectilde sia ringraziata dalla Chiesa intera. Le grazie di cui ella ha arricchito la Chiesa si moltiplichino ancora oggi per la gloria di Dio e di suo Figlio, Gesù.