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Deus absconditus, anno 102, n. 2, Aprile-Giugno 2011, pp. 56-68
Sr. Marie-Cécile Minin osb ap
Il ruolo della Vergine Maria nella
vita di Madre Mectilde de Bar e di san Giovanni Eudes*
Madre Mectilde del Santissimo Sacramento e san Giovanni Eudes sono entrambi generati dal secolo XVII, il “Gran Secolo”. La loro dottrina spirituale ha arricchito le rispettive famiglie spirituali. Giovanni Eudes (1601-1680) e Madre Mectilde (1614-1698) hanno attinto, nella loro contemplazione del Verbo Incarnato e nel loro amore verso Maria, Madre di Dio, ciò con cui alimentare e rinnovare le generazioni che sono loro succedute. Giovanni Eudes scriveva a Madre Mectilde il 25 gennaio 1655: “Mille e mille azioni di grazie alla vostra carità, mia carissima Madre, per tutte le cure che avete per la casa del santissimo Cuore della santissima Vergine, che saprà ben riconoscere, secondo la sua regale magnificenza, tutto quello che voi fate per l’amore del suo divin Figlio e per l’amore di lei” [1]. Nostro obiettivo è quello di fornire un quadro storico, liturgico e spirituale a queste due grandi figure del XVII secolo, evidenziando in maniera particolare ciò che concerne il loro pensiero mariano.
Qualche punto di riferimento storico
Nel 1643 Madre Mectilde prende come direttore spirituale un religioso, Padre Giovanni Crisostomo di Saint-Lô, del Terz’Ordine di san Francesco. Essendo il direttore spirituale di Jean de Bernières, quest’ultimo lo fece conoscere a Madre Mectilde. “Grande contemplativo, e penitente molto austero, Padre Giovanni Crisostomo di Saint-Lô (…) è vissuto stimato di altissima santità” [2]. Teneva anche Madre Mectilde in alta considerazione. Soleva dire, quando l’aveva incontrata, “che veniva da un piccolo luogo dove si trovava più spiritualità racchiusa di quanta ce n’era in tutte la grande città di Parigi” [3]. Orbene, è a questo religioso che Padre Eudes talora si rivolge, facendo volentieri ricorso a lui [4]. Questo comune ricorrere di Giovanni Eudes e di Madre Mectilde allo stesso religioso, lascia presumere une certa prossimità nel loro orientamenti spirituali.
“Durante il suo soggiorno in Normandia Madre Mectilde sentì parlare di Padre Eudes e desidererà conoscerlo” [5].
Ma solo nel “1654 Padre Eudes strinse una relazione profonda con Madre Mectilde del Santissimo Sacramento” [6]. Quell’anno dunque avviene l’incontro seguito da un scambio epistolare che è difficile da valutarsi, poiché solo pochissime lettere di Giovanni Eudes a Madre Mectilde hanno attraversato la prova del tempo.
Il posto occupato da Maria nelle loro vite è considerevole ed entrambi hanno messo l’opera loro affidata da Dio sotto la protezione di Maria, Madre di Dio. Per questo non è un caso se la data del 25 marzo é stata attribuita dall’uno e dall’altra a parecchie circostanze. Diamo qui si seguito un breve resoconto.
È il 25 marzo 1623 quando Giovanni Eudes fu ricevuto all’Oratorio da Bérulle. Un anno dopo, il 25 marzo 1624 pronunciò il voto di servitù e il 25 marzo 1637 quello di martirio. Infine il 25 marzo 1643 compì un pellegrinaggio a Nostra Signora della Délivrande dove affidò alla Vergine Maria il nuovo orientamento della sua vita e la Congregazione nascente [7]. Madre Mectilde non è da meno. È infatti il 25 marzo 1653 che ebbe luogo la prima Esposizione del Santissimo Sacramento e la prima Riparazione eucaristica nel monastero di rue du Bac, come si legge in una biografia: “A partire da quel giorno, le cinque religiose, ciascuna a turno, fecero ammenda onorevole con la corda al collo e il cero in mano durante la messa” [8]. “Quanto all’adorazione perpetua giorno e notte (…) il fervore della madre e delle figlie era così grande, nonostante il loro esiguo numero, che vi erano poche ore del giorno e della notte in cui non se ne trovasse nessuna davanti al Santissimo Sacramento, in preghiera di adorazione, fatto che fa guardare il 25 marzo come il giorno in cui è cominciata la pratica dell’adorazione perpetua e nel quale esse iniziarono anche a recitare pubblicamente l’ufficio divino e tutte le osservanze regolari, alzandosi la notte per recitare le Vigilie” [9].
Il 25 marzo 1659 ebbe anche luogo la benedizione della chiesa e del monastero di rue Cassette.
Madre Mectilde e Padre Eudes hanno espresso la loro devozione mariana attraverso la liturgia. La profonda pietà mariana di san Giovanni Eudes si è espressa lungo tutta la sua vita con la composizione di Uffici in onore della Vergine Maria e con la creazione di più preghiere vocali ugualmente in suo onore. Quanto a Madre Mectilde, integrò delle nuove feste nel “Proprio” della Congregazione delle Monache Benedettine dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento.
Sia in Padre Eudes che in Madre Mectilde, l’elenco degli “Uffici” dedicati a Maria è impressionante, come dimostrano da un lato “Il Libro degli Uffici” pubblicato da Padre Eudes nel 1652 [10] e dall’altro il “Proprio” della Congregazione delle Monache Benedettine dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento approvato dal Cardinale di Vendôme, legato a latere del papa Clemente XI, in data 29 maggio 1668.
Nel “Proprio” della Congregazione delle Benedettine dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento sono menzionate diciotto solennità e feste dedicate alla Vergine Maria, alle quali bisogna aggiungere la commemorazione del Sacro Cuore di Maria ogni sabato libero. Alcune di queste feste figurano nel “Libro degli Uffici” di Padre Eudes e il testo è stato composto da lui [11]. Abbiamo qui un esempio della profonda e attiva devozione mariana di Madre Mectilde, della sua larghezza di vedute e del modo in cui è stata presente al suo secolo integrando nel “Proprio” della Congregazione delle Monache Benedettine dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento degli Uffici che erano appena stati creati ed approvati. Troviamo ciò anche in altre famiglie benedettine, in particolare presso le Benedettine di Montmartre che hanno incluso la festa del Santissimo Cuore della Beata Vergine Maria sotto il titolo di “Festa del Cuore della Santa Vergine” [12]. Nel 1662, le Benedettine di San Lorenzo di Bourges adottarono anche l’ufficio del Santo Cuore di Maria, festa che fu all’inizio fissata al 30 agosto, poi all’ 8 febbraio [13].
Parecchie feste non esistono più in nostri giorni:
- La festa dell’Attesa della Santa Vergine (18 dicembre)
- La festa dell’Apparizione di Nostro Signore alla sua Santa Madre
- La festa delle Gioie della Beata Vergine Maria
- La festa dell’Intimo della Santa Vergine
- La festa dello sposalizio della Santa Vergine con san Giuseppe
- La festa delle Glorie della Santa Vergine.
Notiamo infine che è stato dato un carattere monastico a questi uffici grazie alle modifiche di cui sono stati oggetto quanto al loro tenore. Per esempio, alle vigilie, ci sono sei salmi per ognuno dei due primi notturni contro tre in quelli del “Libro degli Uffici” di Giovanni Eudes, che usava lo schema romano. Ugualmente il numero delle lezioni passa da nove a dodici per l’insieme delle Vigilie.
Pur ispirandosi largamente alla tradizione monastica, e in pura continuità con essa, Madre Mectilde ha saputo integrare degli elementi propri della sua epoca. Ha saputo trarre dal tesoro della Chiesa del nuovo e dell’antico, imprimendo un forte accento mariano alla vita spirituale dei monasteri da lei fondati o aggregati, essendo anche in questo fedele al suo proprio carisma poiché, come ama dire in una sua conferenza, “se questa casa non fosse stata fondata per la gloria del Santissimo Sacramento, essa sarebbe stata completamente dedicata alla Santa Madre di Dio e noi avremmo portato il titolo di Figlie della Santa Vergine” [14].
Verso il 1640-1641, Padre Eudes compose una raccolta intitolata: “Esercizi di Pietà” [15] nella quale si trovano due saluti. Uno è dedicato a Maria e comincia così: Ave Maria Filia Dei Patris (Ti saluto, Maria, Figlia di Dio Padre). L’altro è un saluto al Santissimo Cuore di Gesù e di Maria che inizia con le parole: Ave Cor Sanctissimum (Ti saluto, O Cuore Santissimo).
Madre Mectilde ne ebbe conoscenza poiché una lettera di Padre Eudes a lei scritta menziona la preghiera Ave Cor Sanctissimum [16]; inoltre troviamo queste due preghiere in numerosi documenti.
Padre Eudes la compose partendo delle proprie ispirazioni e da alcune formule trovate presso le monache del Medio Evo. In effetti, ha preso in prestito la prima parte di questa preghiera da santa Gertrude di Helfta, dal libro III de “L’Araldo del divin amore” aggiungendovi le invocazioni e le benedizioni finali [17].
Padre Eudes raccomandava di recitarla per la conversione dei peccatori e al capezzale degli ammalati [18]. Gli piaceva molto “perché il saluto angelico che vi è compreso, (...) è la preghiera più santa e più gradevole per la beata Vergine che si possa dire; è un compendio delle più alte qualità ed eccellenze di questa Madre ammirevole; vi è fatta menzione con onore delle persone che ama di più e che onora e per le quali ha più tenero affetto; è composta da dodici saluti e dodici benedizioni, in onore delle dodici stelle da cui è coronata nell’apocalisse, capitolo XII, che in questo numero universale di dodici rappresentano tutti i misteri della sua vita, e tutte le qualità, virtù, privilegi e grandezze con cui Dio l’ha ornata, di cui le principali sono indicate in questo saluto... etc.” [19].
Madre Mectilde introdusse questa preghiera nella sua comunità.
Tra le altre pratiche di pietà, Madre Mectilde voleva che le sue monache onorassero la Santa Vergine recitando tutti i giorni la preghiera Ave Maria Filia Dei Patris , il cui testo comportava però qualche variante [20].
Troviamo questa preghiera menzionata in una lettera a Madre Anne de Sainte Madeleine, Priora di Toul (gennaio 1667) in cui Madre Mectilde la raccomanda in questi termini: “Durante la novena che vi chiedo, una religiosa ogni giorno (...) dirà Ave Maria filia Dei Patris” [21].
Infine in una conferenza, Madre Mectilde esprime il suo pensiero rispetto a questo saluto:
“Vi dico, Sorelle mie, che l’intenzione con cui noi diciamo ogni giorno alla Santissima Vergine, prima della lettura, qui, al mattino, la preghiera Ave Maria Filia Dei Patris etc. (…) ha lo scopo do metterci sotto la protezione di questa augusta Madre di Dio, per chiederle il suo soccorso e le grazie di cui abbiamo bisogno per essere fedeli nel compiere i doveri del nostro stato, pregandola di essere nostra Madre, di governarci e di condurci per il cammino della perfezione, di donarci le virtù che ci sono necessarie per riuscirvi, mentre consegniamo questa casa nelle sue mani benedette perché se ne prenda cura come anche di tutto l’Istituto, affinché lo protegga e sostenga per la gloria del suo divin Figlio, di attirarci da Lui ogni sorta di benedizione perché noi ne compiamo la santità, vivendo secondo lo spirito e la grazia che esso racchiude, come delle vere vittime che muoiono a tutto e che vivono solo per Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento” [22].
2 – Il saluto al Santissimo Cuore di Gesù e Maria
Questo saluto fu composto da Giovanni Eudes che si ispira anche alle monache del Medio Evo e specialmente a Mechtilde de Hackeborn ne Il Libro della grazia speciale. La sua originalità consiste nel fatto che ella si rivolga “al cuore amantissimo (al singolare) di Gesù e di Maria: in stretta comunione di amore e di vita, il Cuore di Cristo e quello di sua Madre non sono due, ma un solo cuore” [23].
Tra altre pratiche, Madre Mectilde raccomanda questo saluto alle sue monache [24]. Anche se non ne parla esplicitamente, vi fa riferimento in modo indiretto. Così nella conferenza che tiene il 1° luglio 1672, ella dice “non è che un Cuore del Figlio e della Madre. Tutto quello che si fa per lei, ella lo rende a suo Figlio, rimandando tutto come alla sua sorgente” [25].
Parlando altrove della compassione del Cuore di Maria, aggiunge:
“non c’è affatto tormento più grande dell’amore. Il figlio prova il dolore di sua madre (...) e da due non ne diventa che uno” [26].
È evidente per Madre Mectilde come per san Giovanni Eudes, che l’immagine del cuore unico è molto forte perché esprime così lo stesso amore che animava la Santa Vergine e il suo Figlio divino.
Dopo aver studiato Madre Mectilde e Giovanni Eudes nelle relazioni che intrattennero durante la loro vita, dopo aver visto come Madre Mectilde integrò gli Uffici composti da Padre Eudes, ci applicheremo adesso a mettere in risalto quello che nella loro spiritualità li avvicina maggiormente l’uno all’altra.
Fisseremo principalmente la nostra attenzione su due grandi assi: da un lato, la loro devozione comune al Santo Cuore di Maria e dall’altro il modo in cui affrontano la mediazione materna di Maria.
L’8 febbraio 1648 a Autun fu solennemente celebrata per la prima volta nella Chiesa la festa liturgica del Santo Cuore di Maria durante una missione predicata in quella città dai Padri Eudisti; per quell’occasione San Giovanni Eudes fece stampare, ad Autun, l’Ufficio e la Messa del Sacro Cuore di Maria.
In una lettera che egli scrisse a Madre Mectilde, Giovanni Eudes racconta il miracolo che ebbe luogo all’abbazia di Santa Maria di San Giovanni il Grande d’Autun, miracolo dovuto alla devozione al Santo Cuore di Maria, e come una monaca riacquistò la vista. “Chiamò – egli scrive – la sua infermiera, e la pregò di mettersi in ginocchio vicino al letto, e di farle dire a memoria il Saluto al Santissimo Cuore della Madre di Dio, Ave Cor sanctissimum, stampato in un libretto. Dopo aver fatto questo, chiese questo libretto, che appoggiò sugli occhi, per circa lo spazio di un Miserere, supplicando la Santissima Vergine di restituirle la vista e la salute per i meriti del suo Sacratissimo Cuore. In seguito a ciò, tolto il libro da sopra gli occhi, e non sentendo più alcun dolore, li aprì chiaramente e perfettamente come non mai” [27] .
Seguendo Giovanni Eudes, madre Mectilde fu una delle prime a inserire tra gli Uffici propri della sua Congregazione la festa del Santo Cuore di Maria. Il 5 febbraio 1658 scriveva infatti a madre Dorothée Heurelle :
“Dimenticavo di dirvi che venerdì prossimo, 8 febbraio, facciamo la festa del Santissimo Cuore della Madre di Dio. Siamo molto felici di solennizzare questa festa” [28].
Nel 1661, per la festa del Cuore di Maria, Giovanni Eudes, su invito di Madre Mectilde, si reca a rue Cassette dove predica.
In una bella conferenza per la Festa del Santo Cuore di Maria, madre Mectilde lascia che il suo cuore trabocchi:
“Il mio spirito mi rappresenta quel cuore delizioso come il sacro scrigno in cui sono racchiusi tutti i doni di Dio. Tutte le virtù si trovano lì, in una somma perfezione. Se vi cerchiamo la dolcezza, ne è tutto pieno; se l’umiltà, è tutto annientato; se la sottomissione ai decreti di Dio, ella pronuncia quel misterioso fiat che la rende schiava del divino volere; se la pazienza, ne abbiamo sufficienti riprove nella sua vita così santa. Ma ciò che più mi colpisce è la sua carità, la sua bontà per i peccatori; è il loro rifugio e il suo santissimo cuore è sempre pieno di misericordia per riceverli e riconciliarli con Gesù Cristo” [29].
In un’altra conferenza tenuta verso la fine della vita, il 7 febbraio 1695, madre Mectilde parla dell’Istituto:
“Non saprei eccitarvi abbastanza all’amore e alla fiducia che dovete avere verso il santissimo Cuore della Madre di Dio: non temiate di non essere ben ricevute, poiché ella non rifiuta nessuno. Amore e fiducia che devono aumentare in noi considerando che il nostro Istituto è uscito del suo santo Cuore” [30].
Quando Madre Mectilde e Giovanni Eudes parlano del Santo Cuore di Maria, troviamo nell’uno e nell’altro delle espressioni identiche. Così Giovanni Eudes, servendosi per ciò di parecchi autori, paragona il Cuore di Maria a una fornace d’amore. Nella sua opera “Il cuore ammirabile della Santissima Madre di Dio”, cita alcuni autori che hanno fatto questo paragone. Uno dice che “è la fornace ardente del divino amore” [31], un altro: “dopo questo, pensate, se questo si può pensare, quale era la fornace d’amore che bruciava nel suo Sacratissimo Cuore all’ultimo istante della sua vita” [32], un terzo: “oh, chi potrebbe immaginare quali erano gli incendi, gli ardori e i bracieri di questa fornace d’amore” [33].
Ritroviamo questo stesso termine sulle labbra di Madre Mectilde nella conferenza per la festa del Sacro Cuore di Maria:
“La preziosa Festa del Santissimo Cuore dell’Augusta Madre di Dio è una festa d’amore, poiché questo amabilissimo Cuore ne è stato una fornace nella quale il Padre eterno ha gettato il suo Verbo per esservi rivestito della nostra natura e, attraverso la sua Incarnazione in questo Sacro Cuore, diventare nostra vittima e amarci d’un amore infinito” [34].
E nell’altra conferenza del 7 febbraio 1695, dice anche questo:
“Offrite a Dio l’ardente amore che ha fatto del suo santo Cuore una fornace ardente” [35].
Madre Mectilde avrà letto “Il Cuore ammirabile della Santissima Madre di Dio”, opera di Padre Eudes, pubblicata grazie allo zelo del suo successore, M. Blouet di Camilly, il 28 aprile 1681, circa otto mesi dopo il ritorno a Dio di Giovanni Eudes?
Diciotto anni separano la morte di Madre Mectilde del Santissimo Sacramento (1698) da quella di san Giovanni Eudes. La cosa, quindi, non è impossibile, dato che madre Mectilde de Bar conosceva bene un’altra opera di Padre Eudes, La Vie et le royaume de Jésus dans les âmes chrétiennes [36] di cui utilizza, con qualche ritocco, la settima parte, nella corrispondenza con Madame de Châteauvieux.
La mediazione materna di Maria
Leggendo gli scritti di Madre Mectilde del Santissimo Sacramento, possiamo rilevare numerosi testi che mettono in luce il modo in cui presenta la mediazione materna di Maria. Possiamo fare la stessa costatazione per Giovanni Eudes.
Il Beato Papa Giovanni Paolo II, nella terza parte della sua enciclica “Redemptoris Mater”, mette in luce in modo tutto particolare la mediazione materna della Vergine Maria. Infatti la definisce come mediazione di intercessione. “Perciò – dice - la maternità di Maria rimane continuamente nella Chiesa come mediazione d’intercessione e la Chiesa esprime la sua fede in questa verità invocando Maria con i titoli di ‘Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice e Mediatrice’ ” [37].
Attraverso i Capitoli e le Conferenze di Madre Mectilde sulla Santa Vergine, si possono notare numerosi testi che mettono in luce il modo in cui ella intende questo aspetto fondamentale di intercessione nella mediazione materna di Maria. Lo stesso vale per le opere di san Giovanni Eudes.
Metteremo dunque in parallelo alcuni testi dell’una e dell’altro riprendendo volta per volta questi titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice e Mediatrice.
L’avvocato è colui che intercede per un altro. Ora, Maria è colei che intercede per ciascuno e per ciascuna di noi, poiché la sua intercessione si situa, è opportuno ribadirlo, nell’unica intercessione di Cristo. La Chiesa ama invocare Maria come Avvocata. Pensiamo alla Salve Regina dove Maria è advocata nostra, la nostra avvocata. Madre Mectilde non ha evitato di attribuirle questo appellativo. Dice:
“Ora che ella è in cielo, non ha diminuito il suo zelo per la salvezza dei peccatori, ha sempre lo stesso desiderio di salvarli e ha ancor più potere per aiutarli. Prega sempre il suo Figlio per essi, è la nostra avvocata che chiede misericordia per noi” [38].
E in un’altra conferenza:
“Dobbiamo pregarla di presentare i nostri cuori e i nostri desideri a suo Figlio e di ottenere quello che ci è necessario per la nostra perfezione” [39].
All’inizio della sua opera : “Il Cuore ammirabile della Sacratissima Madre di Dio”, Giovanni Eudes elenca un gran numero di ragioni per cui la Vergine Maria è mirabile e fra le altre dichiara:
“Mirabile in tutte le qualità molto eminenti di cui Dio vi ha ornata : in qualità di Figlia primogenita e infinitamente amata dal Padre eterno, di Madre del Figlio di Dio, di sposa del Santo Spirito, di Santuario della Santissima Trinità, di Tesoriera e dispensatrice delle grazie divine, di Regina degli uomini e degli angeli, di Madre dei cristiani, di Consolatrice degli afflitti, di Avvocata dei peccatori, di rifugio di tutti i miserabili e di donna sovrana e universale di tutte le creature” [40].
2-Ausiliatrice e Soccorritrice
Maria è invocata anche con questi titoli. Ella è dunque colei che viene in soccorso dei poveri pellegrini che noi siamo. Non cessa di aiutarci lungo tutto il nostro cammino alla sequela di Cristo. Nelle litanie ci piace chiamarla Refugium peccatorum, rifugio dei peccatori, e nella Salve Regina la Chiesa l’adorna del bel titolo di Mater Misericordiae, Madre di Misericordia. Per questo Madre Mectilde afferma:
“Rivolgetevi alla Santa Vergine, presentandole le vostre necessità, sarete da lei sempre ben accolti. Ella ha grande compassione delle nostre miserie e delle nostre debolezze (...) È il rifugio dei peccatori e la Madre di misericordia” [41].
E in un’altra conferenza :
“Andate a Maria, ella vi purificherà, è il rifugio dei peccatori. Ella disporrà il Sacro Cuore di Gesù Cristo in vostro favore e posso dire che non c’è affatto un peccatore, per detestabile che sia per i suoi enormi peccati, che non ne ottenga perdono se ha fatto ricorso alla Santissima Vergine, perché niente le è impossibile” [42].
Madre di Misericordia, ecco un’espressione che ritorna sovente anche sotto la penna di Giovanni Eudes:
“La divina Misericordia regna così perfettamente nel Cuore di Maria, Madre del Salvatore, che le fa portare il nome di Regina e di Madre di Misericordia” [43].
E più avanti aggiunge :
“Questo cuore verginale della Madre di Grazia è così ricolmo di misericordia che non solamente la esercita nei confronti dei peccatori che hanno desiderio di convertirsi, ma anche verso parecchi che non si preoccupano affatto della loro salvezza ottenendo da suo Figlio che dia loro delle sante ispirazioni” [44].
Infine al Libro II del Cuore ammirabile Giovanni scrive:
“Cosa temete dunque ? Non è forse timore che questa Madre di Grazia e d’amore vi respinga, a causa dei vostri peccati e della vostra infedeltà e ingratitudine continue verso il suo Figlio e verso di lei? Ma avete dunque dimenticato quello che tanti santi Padri vi hanno annunciato precedentemente, cha ella non ha mai respinto nessuno? No, no, mai ella ha respinto nessuno: non temete affatto, non incomincerà con voi” [45].
Il solo mediatore tra Dio e gli uomini è Gesù Cristo: “Uno solo è Dio e uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tm 2, 5-6).
La Costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen Gentium” ci dice anche che: “Il ruolo materno di Maria nei riguardi degli uomini non offusca né diminuisce in niente questa unica mediazione di Cristo: al contrario, ne manifesta la virtù” (LG, n. 60). E l’enciclica “Redemptoris Mater” precisa che la mediazione di Maria è una “Mediazione nel Cristo”. [46]
Il pensiero di Madre Mectilde riguardo alla mediazione materna di Maria ci è rivelato da parecchie conferenze in cui ella si esprime su questo argomento. Dice la Madre:
“Parecchi Padri della Chiesa assicurano che tutte le grazie che riceviamo sulla terra ci sono distribuite da lei. È la mediatrice tra Dio e gli uomini (...) Ella è l’Onnipotente non indipendentemente: essendo una mera creatura, non ha niente e non può avere niente che non riceve da Dio, che solo è indipendente, ma dopo Dio, non temo di dire che niente è così perfetto, niente è così grande, niente è così potente, niente è così elevato in gloria, della Santissima Madre di Dio” [47].
Tuttavia, per evitare ogni confusione nell’interpretazione del suo pensiero, Madre Mectilde dà delle spiegazioni più ampie :
“Quanto a me, se Dio mi ha usato misericordia perdonandomi i miei peccati, rendo gloria per essere debitrice alla sacra Madre del mio Dio, e in ciò non sostengo di fare un errore attribuendole ciò che non appartiene che a Dio. Io so che possiamo essere salvati solo per i meriti di Gesù Cristo, ma so anche che è la Santissima Vergine ad applicarli” [48].
Il pensiero di Giovanni Eudes a proposito di questa mediazione materna di Maria è esposto nel seguente brano del “Cuore ammirable”:
“Per rendere questa Madre ammirabile capace di esercitare più potentemente e più vantaggiosamente per noi l’ufficio di madre e di mediatrice e di proteggerci, favorirci e assisterci più efficacemente in tutti i nostri bisogni, la divina misericordia l’ha resa innanzitutto santissima e gradita a Dio, come abbiamo visto precedentemente; in secondo luogo, le ha donato una potenza assoluta su tutto ciò che è in cielo e in terra, e in terzo luogo, le ha donato il Cuore più benigno, più dolce e più pio che fu e che sarà mai, cui ella ha comunicato molto abbondantemente le sue misericordissime inclinazioni, e nel quale ella ha stabilito il suo trono e il suo regno più gloriosamente che in tutti i cuori delle pure creature” [49].
Giovanni Eudes e la Vergine Abbadessa
Madre Mectilde aveva posto i suoi monasteri sotto la protezione della Vergine Maria, istituendola Abbadessa e Superiora perpetua di tutti i monasteri. Aveva sperato che lo stesso padre Eudes, il giorno dell’ottava dell’Assunzione, cioè il 22 agosto 1654, benedicesse la statua che lei stessa aveva fatto scolpire. Ciò non fu però possibile perché padre Eudes dovette lasciare Parigi prima di quella data.
In seguito anche Giovanni Eudes instituì la Vergine Maria come Superiora della conhregazione eudista e di quella di Nostra Signora di Carità.
Nella Costituzioni della sua Congregazione, Giovanni Eudes ha inserito due formule, una rivolta a Cristo e l’altra alla Vergine Maria, che ogni nuovo superiore doveva leggere dopo la sua elezione. La prima istituiva Cristo come Superiore e la seconda la Vergine Maria come Superiora.
Sotto le due immagini di Cristo e della Vergine Maria poste in coro e in refettorio si leggeva: «Ecce Dominatrix potentissima, ecce Protectio nostra, ecce Mater et congregationis nostrae propugnaculum. In te spes nostra recumbit /Ecco la nostra potentissima sovrana; ecco la nostra protezione; ecco la Madre e il baluardo della nostra congregazione; su voi riposa la nostra speranza» [50].
In una lettera del 9 gennaio 1669 indirizzata a una superiora di Nostra Signora di Carità di Caen, Giovanni Eudes insiste sul ruolo fondamentale, nel senso pieno del termine, della Vergine Maria nel governo. Così scrive: «Non dovete considerarvi come Superiora, perché lo è in verità la Santissima Madre Dio. Voi siete solo la sua vicaria o la sostituta»[51].
Con questa ultima citazione, eccoci al termine di questa ricerca su Madre Mectilde e san Giovanni Eudes e sul ruolo occupato da Maria Santissima nella loro vita. Possa questo schizzo di due fisionomie entrambe così ricche, che ci sono diventate ora più familiari, aprire a numerosi cristiani una possibilità di attingere più largamente nelle ricchezze spirituali della Chiesa.
* Il presente articolo è frutto della revisione di uno studio già pubblicato nella rivista Ora et Labora 4, 1991 p. 164-174 (Benedettine di Rouen : Il posto della Vergine Maria nella vita di Madre Mectilde de Bar e di san Giovanni Eudes).
[1] Lettera di san Giovanni Eudes a Madre Mectilde del Santissimo Sacramento, 25 gennaio 1655. Cf. Introduction à sept lettres inédites de saint Jean Eudes par Charles du Chesnay in « Notre vie », Revue Eudiste de spiritualité et d’information, tome IV, n. 28, juillet août 1952, page 110.
[2] Catherine de Bar, Mère Mectilde du Saint-Sacrement, Documents Historiques, Rouen, 1973, p. 68.
[3] Ibid. p. 68-69.
[4] Paul Milcent, Un Artisan du renouveau chrétien au XVIIe siècle, Saint Jean Eudes, Cerf, Paris, 1985, p. 114.
[5] Ibid. p. 273.
[6] Paul Milcent, Un artisan du renouveau chrétien au XVIIe siècle, Saint Jean Eudes, op. cit., p. 273.
[7] Paul Milcent, op. cit., p. 125-127.
[8] Manoscritto di Toul N 248, p. 446 et Manoscritto di Wroclaw, [Wro 16], Biografia, seconda parte, p. 133.
[9] Ms Wro 16, seconda parte, 133-134.
[10] Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome XI, Beauchesne et Cie, Editeurs, Paris, 1909, p. 135 e seguenti.
[11] Festa del Santo Cuore di Maria e Festa dell’Apparizione di Nostro Signore alla sua Santa Madre. Cf : Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes , tome XI, p. 181 à 183.
[12] Processional monastique de l’Abbaye Royale de Montmartre, Ordre de Saint Benoît, à Paris, chez Louis Billaine, 1676 (V/42), p. 254-264.
[13] Histoire d’un monastère, Les Bénédictines de Saint-Laurent de Bourges, opera preceduta da un’introduzione del R. P. Dom Joseph Rabory, Bourges, 1891, p. 204.
[14] Conferenza della vigilia dell’Assunzione della Santa Vergine, anno 1663, n. 1067. Cf. Catherine Mectilde de Bar, Anno liturgico e santità, ed. Glossa, Milano 2005, p. 19(CC 141/1). « Questo termine di « figlia » che oggi non ci piace, allora era dato a ogni persona non sposata e in particolare a quelle che si erano consacrate a Dio col voto di verginità. Così vi daranno le Figlie dell’Annunciazione, le Figlie del Calvario, le Figlie della Carità, ecc ». Cf. Mère Mectilde du Saint Sacrement, Catherine de Bar, Entretiens familiers, Bayeux, 1985, p. 24.
[15] Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome XI, p. 278.
[16] Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome II, p. 287.
[17] Paul Milcent, op. cit., p. 113. Le Héraut de l’amour divin , Révélations de sainte Gertrude, tome 1, 1926, Livre III, chapitre 19, p. 195.
[18] Catherine de Bar, Mère Mectilde du Saint-Sacrement, Lettres Inédites, Rouen, 1976, p. 283, nota 1.
[19] Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes , tome II, p. 352-353.
[20] Le varianti sono le seguenti: al quarto versetto, nello testo utilizzato da madre Mectilde, sostituzione del termine Trinitatis con quello di Divinitas ; dopo l’undicesimo versetto, taglio del saluto Ave Maria Mater miséricordia; infine, al ventesimo versetto, utilizzo della parola desponsauit in luogo di sponsauit. Cf. La Journée Religieuse des Filles du Très-Saint-Sacrement, Arras, 1833, p. 296 et Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome II, p. 358-359.
[21] Catherine de Bar, Mère Mectilde du Saint-Sacrement, Lettres Inédites, o. c., écrit n. 391, p. 282 - 283.
[22] Conferenza per il 2° giorno dell’anno 1694, n. 1443 (41/1).
[23] Paul Milcent, op. cit., p. 128.
[24] La Journée Religieuse, op. cit., p. 25.
[25] Per la festa della Visitazione della Santa Vergine, 1° luglio 1672, n. 1932 (CC 136/1).
[26] Capitolo per il mistero della Purificazione della Santissima Vergine, n. 2693 (CC 50/1).
[27] Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes , tome XI, p. 63.
[28] Catherine de Bar, Mère Mectilde du Saint-Sacrement, Lettres Inédites, écrit n. 156, o. c., p. 180 .
[29] Conferenza per la Festa del Santo Cuore di Maria, n. 1907. Cf. Catherine Mectilde de Bar, Anno liturgico e santità, o., c. p. 260.
[30] Frammento di una conferenza sul Santissimo Cuore della Santissima Vergine – 7 febbraio 1695, n. 1200, (CC 51). Cf. Catherine Mectilde de Bar, L’anno liturgico, ed. Glossa, Milano 1997, p. 376.
[31] Si tratta di Nicolas Salicet o du Sausset, monaco cistercense del XVI secolo, Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome VII, p. 295.
[32] Giovanni Eudes si riferisce a François Suarez, gesuita, (1548-1617), Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome VII, p. 302.
[33] Si tratta di Giovanni Osorius, teologo nel XVI secolo, Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome VII, p. 305.
[34] Conferenza per la Festa del Santo Cuore di Maria, n. 1907 (52/1).
[35] Frammento di una conferenza sul Santissimo Cuore della Santissima Vergine – 7 febbraio 1695, n. 1200 (CC 51/2).
[36] Jean Eudes, La Vie et le royaume de Jésus dans les âmes chrétiennes, Paris chez Frédéric Léonard, 1670.
[37] Redemptoris Mater n. 40, p. 86 ; Lumen Gentium n. 62, p. 110. Catechismo della Chiesa Cattolica n. 969.
[38] Conferenza sull’Immacolata Concezione della Santissima Vergine, n. 175 (CC 10/3).
[39] Conferenza sul mistero dell’Incarnazione , n. 121 (CC 61/1).
[40] Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome VI, p. 25.
[41] Per la festa della Visitazione della Santa Vergine, 1° luglio 1672, n. 1932 (CC 136/1).
[42] Conferenza sull’Immacolata Concezione della Santissima Vergine, n. 175 (CC 10/3).
[43] Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome VII, p. 10 et 11.
[44] Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome VII, p. 13.
[45] Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome VI, p. 189-190.
[46] Redemptoris Mater, n. 38.
[47] Conferenza della Festa dell’Assunzione della Santissima Madre di Dio, n. 2586 (CC 144/1).
[48] Conferenza sull’Immacolata Concezione della Santissima Vergine, n. 175 (CC 10/2).
[49] Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome VII, p. 10.
[50] Cf. Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome IX, p. 455.
[51] Cf. Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome X, p. 561.