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Deus absconditus, anno 102, n. 4,  Ottobre-Dicembre 2011, pp. 57-67

 

 

 

Sr. Marie-Cécile Minin osb ap

la Santa Trinità e la Vergine Maria
nel pensiero di Madre Mectilde de Bar

 

 

 

Nei suoi capitoli e nelle sue conferenze, vere meditazioni mariane, madre Mectilde de Bar si sofferma a seconda dei momenti liturgici su questa o su quella qualità di Maria, su questa o su quella tappa della sua vita. Fra gli avvenimenti ricordati nella liturgia, solo l’Annunciazione ha un fondamento biblico nel Vangelo di Luca. Gli altri sono stati trasmessi dalla tradizione vivente della Chiesa. Madre Mectilde che vive, per così dire, al passo della liturgia, ne fa l’oggetto del suo insegnamento alle monache. Il suo cammino spirituale ha per base la liturgia, si appoggia sulla liturgia perchè ella vive nella e della liturgia. Tutta la vita di madre Mectilde de Bar è infatti liturgica, perché cristiana, monastica, benedettina.

Nella sua meditazione mariana, Madre Mectilde considera Dio che interviene ad ogni tappa della vita di Maria e che comunica se stesso in ciò che Egli è, cioè “amore”.

Con lei ci soffermeremo sulla presenza trinitaria che non mancò mai a Maria, dalla sua Concezione alla sua Assunzione.

Ogni volta troveremo questo sguardo posto sulla triplice qualità di Madre del Figlio, di Figlia del Padre e di Sposa dello Spirito Santo.

Presenza trinitaria al momento della Immacolata Concezione di Maria

Per madre Mectilde, la Trintà ha ornato la Vergine Maria di tutte le grazie in vista della sua maternità divina. “Come avrebbe infatti potuto divenire Madre di Dio se fosse stata a lui nemica, anche per un solo istante” [1] ? Non è quello che è affermato ai giorni nostri ? “Maria non è stata solamente senza peccato dal primo istante della sua vita (come Eva); è per una grazia speciale, per un ‘privilegio’ che lo è stato” [2]. Quello che ci allontana da Dio, è il peccato. Ora Maria, che l’Angelo salutò all’Annunciazione come piena di grazia, è senza peccato. È Immacolata dalla sua Concezione.

Perciò, è a questo titolo che madre Mectilde chiede che si onori “tutto ciò che le tre Persone dell’augusta Trinità hanno operato in lei” [3].

Madre Mectilde è consapevole che ogni opera compiuta ad extra è comune alle tre Persone divine. Ella pesa le sue parole. Insiste più volte sul fatto che Maria conosce Dio dalla sua Immacolata Concezione. Per affermare questo, si appoggia sui Padri della Chiesa.  Dice la madre:

“Sei oltremodo felice, dal singolare e sacro momento della tua Immacolata Concezione. Secondo le considerazioni di alcuni Padri della Chiesa, tu hai visto Dio nella sua essenza divina, e la tua piccola anima tratta dal nulla, da quell’istante è stata unita in modo perfettissimo a Dio. Essa lo ha amato di un amore deificante, ha dimorato in lui con un totale annientamento di tutta se stessa. Tu hai conosciuto Dio e da allora non gli hai mai procurato dispiacere” [4].

Si tratta qui da parte di madre Mectilde di una pia esagerazione senza fondamento teologico che mira ad esprimere la fede molto viva di Maria, fede senza eguali tra le creature per il fatto della pienezza di grazia a lei conferita. Infatti, “benchè certi teologi, ancora ai giorni nostri, abbiano creduto di poter attribuire a Maria, la maggior parte in modo transitorio, alcuni in modo abituale, la visione immediata della divinità, dobbiamo dire senza esitare, e conformemente a tutta la Tradizione, che aveva in modo puro e semplice la fede” [5] .

 Maria ha vissuto di fede. Come ogni creatura ha fatto un cammino nella fede [6]. Non aveva la visione immediata di Dio perché era creatura. Creatura più perfetta di tutte le altre, certo, riscattata per prima, gioiello dell’umanità:

“La sua eccezionale peregrinazione nella fede rappresenta un costante punto di riferimento per la Chiesa, per i singoli e le comunità, per i popoli e le nazioni, in un certo senso per l’umanità intera”  [7].

Ciononostante, madre Mectilde non si ferma qui. Scopre Maria “come la prescelta del Padre, l’amatissima del Figlio e la delizia dello Spirito Santo” [8]. Insiste sulla perfetta comunione che esiste tra Dio e Maria:

“Tu sei diventata fin da questo prezioso momento il tempio della adorabile Trinità e mai Dio è stato, neppure per un momento, separato da te” [9].

Questo non significa affatto nel pensiero di madre Mectilde che Maria sia allo stesso rango di una persona divina ma che “il Santo Spirito che ha fatto di lei il suo Tempio dal primo istante della sua esistenza non ha cessato di condurla” [10] .

In una parola, per Madre Mectilde, Maria si riferisce tutta a Dio. Questa è la ragione per cui scrive:

“O grazia incomprensibile, che io non posso sufficientemente ammirare, né elogiare come essa merita! Ti sei sempre mantenuta in una perfetta unione con Dio, sempre obbediente alle sue leggi, sempre animata dal suo spirito, sempre fedele ! Virgo Fidelis, e sempre ardente del suo amore, Vergine che sempre vive in Lui e di lui, ma in una maniera tanto inspiegabile, quanto incomprensibile, allo spirito umano” [11].

E per riprendere le stesse espressioni pronunciate da Benedetto XVI durante l’Angelus dell’8 dicembre 2007, questo avviene perché “il mistero della grazia di Dio ha avvolto fin dal primo istante della sua esistenza la creatura destinata a diventare la Madre del Redentore, preservandola dal contagio del peccato originale. Il Santo Padre aggiunge: “Guardando Lei, noi riconosciamo l’altezza e la bellezza del progetto di Dio per ogni uomo: diventare santi e immacolati nell’amore, ad immagine del nostro creatore” [12].

Presenza trinitaria al momento della Natività di Maria

Madre Mectilde considera spesso l’esistenza di Maria nel pensiero di Dio “prima della fondazione del mondo”. Si rallegra della sua “elezione eterna” [13]. Come non pensare a quello che san Paolo diceva agli abitanti di Efeso: “in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi e irreprensibili davanti a lui nell'amore” (Ef 1, 4). E la prima ad essere santa ed immacolata, è la Vergine Maria. Questa è la ragione per cui Madre Mectilde chiede alle sue monache di venerarla in un modo speciale:

“Salutatela come Figlia di Dio, destinata ad essere madre del Figlio e sposa dello Spirito Santo” [14].

 Nella formulazione del suo pensiero, madre Mectilde cerca di essere molto precisa. In effetti, utilizza qui l’espressione Figlia di Dio e non Figlia del Padre. Ella evita così la confusione e l’equivoco che potrebbe far credere a una filiazione per Maria dello stesso ordine di quella del Figlio eterno, consustanziale al Padre. Si vede chiaramente la distinzione qui operata. Questa prudenza e questa chiarezza di madre Mectilde sono apprezziabili perché ci permettono di dare valore alla lucidità del suo pensiero in tutto quello che concerne la sua devozione mariana. Nei suoi capitoli e nelle sue conferenze su Maria puntualizza:

“So bene che non dobbiamo attribuire direttamente a Maria quanto è dovuto unicamente a Dio. Dio non dipende [da nessuno] per essenza: lei invece no, poiché non possiede nulla che non abbia ricevuto da Dio” [15].

Il tema della predestinazione della Vergine Maria evocato da madre Mectilde è ripreso nel Catechismo della Chiesa Cattolica:

 “ ‘Dio ha mandato suo Figlio’, ma per preparargli un corpo, ha voluto la libera collaborazione di una creatura. Per questo Dio, da tutta l’eternità, ha scelto, perchè fosse la Madre del Figlio suo, una figlia d’Israele, una giovane ebrea di Nazaret in Galilea, ‘una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria’ ” [16].

Madre Mectilde evoca anche l’idea seguente. La capacità della Vergine Maria era molto ampia perché, avendo ricevuto la pienezza della grazia, ha potuto rendere in quel momento maggior gloria a Di [17].

Madre Mectilde comprese bene che Maria, avendo piena conoscenza di quello che è per la volontà di Dio, trae materia da ciò che la glorifica di più davanti a Dio e agli uomini, per un annientamento di se stessa senza eguali. Perché? Perché avendo ricevuto tutto da Dio, rende tutto a Dio.

Ed è perché la Vergine Maria si è abbassata che Dio l’ha innalzata più in alto di tutto. Così, può dire con San Paolo: “noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, affinché conosciamo le cose che ci sono state donate da Dio” (Cor 2, 12).

Presenza trinitaria al momento della Presentazione di Maria al Tempio

In un capitolo, madre Mectilde parla dell’offerta di se stessa fatta da Maria in qualità di vittima. Dice che nel momento della sua nascita la santa Vergine, conoscendosi qual è veramente “si abbassa, si annienta dinanzi a Dio e si offre a Lui come vittima per esssere sacrificata” [18] .

Vittima, sacrificata, ecco termini che possono sembrare duri e superati. Evocano la sofferenza, la morte, e per questo fatto abbiamo la tendenza, naturale del resto, a rifiutarli. Gesù stesso, nel Getsemani, essendo « entrato nella lotta, pregava più intensamente e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra (Lc 22,44). E secondo l’autore della lettera agli Ebrei “Nei giorni della sua vita terenna egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì” (Eb 5, 7-8).

Tuttavia, è opportuno soffermarsi un po’ sulla parola sacrificium, che deriva da sacrum facere, compiere un atto sacro, rendere sacro. “Evoca letteralmente l’idea di un’azione sacra per eccellenza che si compie su dei beni sensibili, per metterli da parte, per serbarli simbolicamente per Dio, per offrirglieli e per passarli a lui in segno della dipendenza che si ha e della devozione unica che gli si deve” [19] . Il sacrificio è qundi l’atto che mira a rendere sacro quello con cui si compie. Una persona consacrata è, a causa di questo, sacrificata perché appartiene a Dio solo per un atto libero della sua volontà.

Nel pensiero di madre Mectilde, al momento della Presentazione al Tempio della Vergine Maria, assistiamo alla prima concretizzazione esteriore dell’atto interiore che ella ha posto davanti a Dio, in altri termini del suo desiderio interiore di essere tutta di Dio, di non vivere che per Lui, di Lui e con Lui, di appartenergli totalmente. Questa è la ragione per cui dice:

“Fino a quel momento, non vi erano stati sacrifici e vittime gradite a Dio. Tutto era stato corrotto dal peccato; e se Adamo era stato creato in grazia, non aveva perseverato nel suo stato; ed il peccato aveva talmente sfigurato l’immagine di Dio che questa non si trovava più in alcuna creatura. E dunque, il grande piacere che Dio ha trovato in questa pura ed innocente creatura, è stato il ritrovarsi in lei. Vi si è contemplato come in uno specchio, ne è rimasto incantato e pieno di ammirazione, e la gioia che ne ha avuta è tanto grande, che benché essa sia opera sua, Dio la riguarda adesso con una compiacenza che è sempre nuova. Tutta la Santissima Trinità si è effusa in Maria con una tale pienezza di grazia, che per contenerla tutta occorreva la capacità immensa che Dio le aveva dato” [20].

Anche cui troviamo in madre Mectilde il triplice appellativo con cui le piace ornare Maria. La riverisce, in effetti, come amata in modo speciale dalla Santa Trinità:

“Il Padre la riguardava ed amava come figlia sua; il Figlio non ancora incarnato, grande e potente come Lui e che a Lui nulla doveva, vedendo il diletto che Dio suo Padre prendeva in quella piccola creatura, si disse: se una pura creatura è capace di recargli tante compiacenze, che sarà dunque per quella che riceverà dalla mia umanità ? Mi farò uomo per dargli un diletto e una gioia infinitamente più grandi di quella che Egli riceve oggi. Ed il Verbo rimirò dunque Maria come sua madre, fin dal quel momento della Concezione Immacolata. Lo Spirito Santo la considerò sua sposa, e in questi tre titoli ella fu colma dei doni delle Tre divine Persone”  [21].

Per madre Mectilde, Maria ha pienamente coscienza dell’atto che pone, benché la sua età possa far pensare il contrario. Dice effettivamente che “questa sua azione non è azione di una bambina di tre anni” [22]. Troviamo di nuovo l’idea già descritta più sopra quanto alla visione immediata di Dio che possedeva Maria. È evidente, e i testi di madre Mectilde lo dimostrano abbastanza che Maria, Madre di Dio, possedeva una fede eccezionale. Essendo la fede quello che ci permette di vedere le realtà invisibili, Maria vedeva Dio con gli occhi della sua fede che nessun peccato offuscava. E la sua fede eccezionale la condusse a quell’istante dell’Annunciazione in cui più che mai la Santa Trinità era presente.

Presenza trinitaria al momento dell’Annunciazione

Madre Mectilde si pone subito sul piano della Maternità divina della Vergine Maria. In un Atto per il giorno dell’Incarnazione onora più specificamente il “momento sacro e ineffabile (...) con il quale elevate questa Vergine immacolata alla qualità di Madre di un Dio” [23]. Si ritrova l’espressione “Madre di Dio” più di ottanta volte nelle conferenze e nei capitoli su Maria. Madre Mectilde sottolinea dunque fortemente la qualità di Madre di Dio di Maria “dalla quale dobbiamo attendere tutto”, e parla della “singolarissima grazia che ha ricevuto essendo resa Madre di Dio” [24] .

In effetti, la maternità divina è in se stessa una grazia singolare. La Madre di Dio, ella, è soggetto di grazia essendo una persona.

“Maria non è stata ‘scelta’ fra le donne esistenti, perché è stata voluta e creata unicamente per essere la madre di Dio, in modo che la sua chiamata all’esistenza è indissociabile dalla sua elezione” [25].

La Vergine Maria è gratificata di questo dono insigne: essere la Madre del Verbo.

“Incontriamo qui un principio che comanda tutta l’economia della salvezza, e che trova nella teologia mariana un’applicazione privilegiata: da un lato tutte le creature sono al servizio di Dio, e in particolare ogni partecipazione creata alla storia della salvezza è prima di tutto un servizio, tutto ordinato a Dio (e a Cristo). Ma d’altro lato, tutto quello che Dio fa ad extra è per l’esaltazione della creatura, cosicché quando si serve di una creatura libera per l’opera della salvezza, che è il dono che Egli fa di se stesso alle creature spirituali, la creatura di cui si serve è la beneficiaria privilegiata del bene alla cui diffusione è chiamata a cooperare. Così, è per incarnarsi – e dunque per tutti gli uomini – che il Verbo ha voluto avere una madre, ma l’essere stata scelta per adempiere questo ruolo è, per Maria, un onore singolare, una grazia unica” [26].

La devozione al Verbo Incarnato in madre Mectilde va di pari passo con la devozione verso Maria, Madre di Dio. Chiamandola Madre di Dio, fa spiccare la qualità di Madre del Verbo Incarnato della Vergine Maria. “Certamente non è sfuggita alla contemplazione dei mistici la stupenda realtà della Vergine come colei che ha un rapporto specialissimo con Dio Amore nella Trinità. Nell’annuncio, Dio si manifesta a Maria come Padre, Figlio e Spirito Santo. E Maria diventa un’epifania dell’amore trinitario” [27].

Nel suo Atto per il giorno dell’Incarnazione, Madre Mectilde lascia trasparire l’immagine del sacrificio parlando del suo stato di vittima consumata sul Calvario. Inoltre, in filigrana si profila di nuovo l’idea evocata in ognuno dei paragrafi precedenti dove madre Mectilde vede in Maria la triplice funzione di figlia, di madre e di sposa. Ecco l’inizio di questo Atto:

“Gesù, Verbo divino ed eterno, che scendete dal trono della vostra gloria uscendo in un certo modo dal seno del Padre vostro per venire nel seno verginale di Maria a rivestirvi delle nostre miserie e debolezze e rendervi vittima di tutti i peccati del mondo, adoro il momento sacro e ineffabile nel quale vi immergete in questo abisso di annientamento infinito e attraverso il quale elevate questa Vergine immacolata al rango di Madre di un Dio.

O cambiamento mirabile e stupefacente, il Verbo diventa bambino e colei che lo genera nel tempo diviene la figlia, la madre e la sposa di un Dio” [28].

Questo pensiero sembra caro a Madre Mectilde perché, come abbiamo visto, lo si ritrova frequentemente nei suoi scritti. Quando parla di Maria come Sposa dello Spirito Santo, conviene tuttavia fare attenzione.

In effetti “c’è (...) un pericolo di equivoco nel dire che ella era la sposa dello Spirito Santo: diciamo solo che per lei, come per ogni santo, era l’agente della sua predestinazione, colui che la conduceva, ma che l’aveva condotta, per prima cosa a questo fine prodigioso, la maternità divina” [29].

Ritroviamo quindi questa triplice formulazione nei testi del concilio Vaticano II così espressa: “Redenta in modo ancor più sublime in considerazione dei meriti del suo Figlio, e a Lui unita da stretto e indissolubile vincolo, riceve l’atissima funzione e dignità di Madre del Figlio di Dio, ed è perciò figlia prediletta del Padre e dimora dello Spirito Santo” [30] essendo il termine utilizzato “dimora” e non “sposa”. Analogamente si esprime anche Paolo VI: “approfondendo ancora il mistero dell’incarnazione, essi [31] videro nell’arcano rapporto Spirito Santo-Maria un aspetto sponsale, (…) e la chiamarono Santuario dello Spirito Santo, espressione che sottolinea il carattere sacro della Vergine, divenuta stabile dimora dello Spirito di Dio” [32].

Come ha scritto Stefano de Fiores: “Più che luogo o spazio, Maria è una persona, anzi la prima persona della storia (…) in quanto contrae vincoli relazionali con il
Dio unitrino (…) All’azione della Trinità in lei, nel suo grembo e nel suo cuore, Maria risponde con atteggiamenti spirituali nei riguardi di ognuna delle tre persone divine che costituiscono la sua personalità religiosa: lode gioiosa a Dio Padre che mostra a lei il suo volto potente e misericordioso, santo e fedele, fede in Cristo come messia e Figlio di Dio fatto uomo nel suo grembo, accoglienza dello Spirito Santo come nube luminosa che la copre della sua ombra trasformandola in propria dimora” [33]

 Madre Mectilde è consapevole che l’Annunciazione é “la rivelazione del mistero dell’Incarnazione all’inizio stesso del suo compimento sulla terra” [34] .

Dall’Incarnazione alla Risurrezione, passando per la Passione e la morte, Cristo ci ha riaperto il cammino verso il Padre suo e nostro, il Dio suo e nostro (cf Gv, 20, 17) e la prima e sola riscattata ad essere stata introdotta con il suo corpo nella gloria è la Vergine Maria.

Presenza trinitaria al momento della sua Assunzione

Abbiamo visto come la Santa Trinità fosse presente in tutte le tappe della vita di Maria, della sua Immacolata Concezione, passando successivamente per la Presentazione al Tempio, quell’istante unico dell’Annunciazione durante il quale ci fu donato il Salvatore per il fiat di Maria. Poi Maria si annulla davanti alla Passione del Signore per lasciare posto interamente al mistero del Figlio. Il pellegrinaggio terreno di Maria si chiude con l’Assunzione, il suo “trionfo”, come ama dire madre Mectilde. Tale “trionfo”, per riprendere questo termine, comincia con la morte di Maria che è un perfetto atto di amore. Maria ha accettato totalmente la morte come segno del più grande amore, in quanto volontà del Padre.

Madre Mectilde si sofferma più volte sulla morte di Maria che sembra essere più un sonno.

“Meditate la morte della Vergine Santissima. È l’amore che la consuma, poiché é un impeto d’amore che la strappa a quella vita che aveva iniziato nell’amore al momento della sua Immacolata Concezione, progredendo poi nell’amore fino a morire d’amore. Sì, l’amore consuma, in questo supremo momento, la vita della Madre di Dio” [35].

Così, l’amore che ha animato tutta la vita di Maria giunge il suo compimento. Ora, Dio è amore (cf 1Gv 4, 7). Tutta la vita di Maria è stata avvolta dall’amore di Dio ed ella ha corrisposto perfettamente alla grazia, rendendo a Dio tutto quello che Egli le donava. È la creatura riscattata che è stata, è e sarà la più “capace” di Dio. Come dice madre Mectilde “tenendo tutto di Dio rende tutto a Dio” compresa la vita. “Maria muore non soltanto nell’amore e per l’amore di Dio, ma muore d’amore” [36].

Madre Mectilde del Santissimo Sacramento riflette a lungo sul modo in cui si è effetuato il passaggio in Dio di Maria.

“La morte della santissima Madre di Dio – dice – è stata una morte soprannaturale alla quale non hanno contribuito né la debolezza della natura né la caducità dell’éta (…) Tutto era in lei così ben armonizzato che al suo grandissimo amore corrispondevano forze proporzionate. La sua morte non ha nulla in comune con quella delle altre creature; piuttosto che una morte, si direbbe un sonno. Dio, dopo averla lasciata sulla terra per alcuni anni dopo la morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, per un motivo della sua misericordia, affinché potesse consolare, fortificare e illuminare con i suoi esempi la Chiesa nascente, l’ha ritirata da questo luogo di esilio, per coronarla di gloria e concederle un rango degno del suo merito e superiore ad ogni altro, affidandole un potere senza eguale” [37].

Madre Mectilde sottolinea anche quest’altro aspetto dell’Assunzione di Maria, che è la sua glorificazione e la sua elevazione al di sopra di tutte le creature. La sua gloria è intimamente legata alla sua maternità divina. Lo dice in una conferenza per il giorno dell’Immacolata Concezione:

“La Vergine santissima conosce tutti i nostri bisogni. Diversamente dagli altri santi, la cui gloria è limitata e che vedono nell’essenza divina soltanto ciò che a Dio piace rivelar loro, la santissima Madre di Dio, essendo innazalta infinitamente più in alto dei più gloriosi serafini, ha un grado di gloria e di sublimità che le è del tutto particolare. Questo suo stato, le permette di vedere tutto in Dio e di conoscere nell’essenza divina tutto quanto avviene sulla terra (…) La sua grandezza, la sua sublimità, la sua grazia e il suo potere non hanno limiti. Dopo Dio nessuno è tanto grande e tanto santo. Per comprenderlo, ci basta sapere che è la Madre di Dio” [38].

Così, la maternità divina della Vergine Maria è il suo titolo di gloria.

“Se Dio chiama una donna a diventare sua madre, non può non gratificarla dei doni di grazia senza i quali non potrebbe essere sua madre che corporalmente, cioè in modo non personale, non umano (…) Maria è predestinata prima a essere Madre di Dio, e tenendo conto di questo, è predestinata alla più alta santità particolare”  [39].

Attraverso questa riflessione sulla Santa Trinità e la Vergine Maria nel pensiero di Madre Mectilde, abbiamo colto in filigrana l’evocazione dello “sguardo” che la Santa Trinità pose su Maria nelle differenti tappe della sua vita. Al momento dell’Assunzione troviamo di nuovo questo sguardo. Madre Mectilde afferma infatti:

“L’intera Trinità la guarda con occhi di compiacenza al momento della sua entrata in cielo, per colmarla di ricompensa e di gloria: l’eterno Padre come sua figlia, il Figlio come sua madre, e lo Spirito Santo come sua diletta sposa” [40].

Vivendo lei stessa il mistero dell’alleanza, consegnandosi all’azione dello Spirito Santo, interiorizzando la Parola, la Vergine Maria ha pronunciato un “sì” personale e definitivo alla proposta di vivere in comunione con Dio-Trinità, “partecipando per grazia alla natura divina (cf 2Pt 1,4) e dimorando in essa mediante l’amore”  [41]

Sì, nella vita di Maria, la Trinità è presente dalla sua aurora alla sua glorificazione. Maria è il gioiello dell’umanità e la pura gloria di Dio. E per riprendere i termini propri di madre Mectilde: “ella è la gioia del paradiso” [42], e la più grande gioia di Maria è donarci a suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Impariamo a conoscere il Figlio attraverso la Madre e la Madre attraverso il Figlio. Madre Mectilde ci invita a questo più che mai.



[1] N. 175, Conferenza sull’Immacolata Concezione della Santissima Vergine, in Catherine Mectilde de Bar, L’Anno liturgico, Glossa, 1997, p. 367 (d’ora in poi AL/1).

[2] Jean-Hervé Nicolas, o.p. Synthèse dogmatique : de la Trinité à la Trinité, éd. Beauchesne, Paris, 1985, p. 489.

[3] N. 245, Conferenza per il santo tempo di Avvento in Ora et Labora, ottobre-dicembre 1998, p. 200.

[4] N. 2803, Espressioni di Giubilo rivolte alla santissima Madre de Dio per la sua purissima e Immacolata Concezione, anno 1682, in Catherine Mectilde de Bar, Anno liturgico e santità, ed. Glossa, Milano 2005, p. 171 (d’ora in poi AL/2).

[5]Jean-Hervé Nicolas, o.p. Synthèse dogmatique, p. 475.

[6] Cf. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 165, Libreria editrice Vaticana, 1999, p.61.

[7] Redemptoris Mater, n° 6.

[8] N. 2803, AL/2, p. 172.

[9] N. 2803, AL/2, p. 172.

[10] Jean-Hervé Nicolas, o.p. Synthèse dogmatique, p. 494.

[11] N. 2803, AL/2, p. 172.

[12] Benedetto XVI, Maria, Madre del Sì, Pensieri Mariani II, a cura di Lucio Coco, Libreria editrice Vaticana, 2008, p. 23.

[13] N. 2803, AL/2, p. 172.

[14] N. 1976, Conferenza, 7 septembre 1662 (CC149/1).

[15] N. 1200, Frammento di una conferenza sul Cuore Santissimo della Vergine Maria, AL/ 1, p. 377.

[16] Catechismo della Chiesa cattolica, n. 488, Libreria editrice Vaticana, 1999, p. 146.

[17] Cf. n. 2374, Capitolo per la vigilia della Natività della Santa Madre di Dio, AL/ 1, p. 388.

[18] N. 2374, AL/ 1, p. 388.

[19] A. Gaudel, art. « Sacrifice » in Dictionnaire de Théologie catholique, fascicoli 25-27, Paris, 1938, col. 662.

[20] N. 2120, Nel giorno della Presentazione della SS. Vergine, 1696 in Madre Mechtilde del SS. Sacramento, Catherine de Bar, Colloqui familiari, Alatri, 1987, p. 73.

[21] N. 2120, p. 73.         

[22] N. 1050, Presentazione di Maria Santissima al Tempio, conferenza del 20 novembre 1663, in Catherine Mectilde de Bar, Capitoli e conferenze, Alatri, p. 475.

[23] N. 1545, Atto per il giorno dell’Incarnazione.

[24] N. 121, Conferenza sl mistero dell’Incarnazione (CC 61/1).

[25] Jean-Hervé Nicolas, o.p. Synthèse dogmatique, p. 473. Cf. note 10.

[26] Jean-Hervé Nicolas, o.p. Synthèse dogmatique, p. 472-473.

[27] Stefano de Fiores, Trinità, mistero di vita, Esperienza trinitaria in comunone con Maria, San Paolo, Milano, 2001, p. 114.

[28] N. 1545, Atto per il giorno dell’Incarnazione.

[29] Jean-Hervé Nicolas, o.p. Synthèse dogmatique  p. 476.  

[30] Constituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium, n. 5,Enchiridion Vaticanum, EDB, 1, 1993, p. 603.

[31] Si tratta dei Santi Padri e scrittori ecclesiastici.

[32] Paolo VI, Esortazione apostolica, Per il culto della beata Vergine, n. 26, collana Magistero 35, Edizioni Paoline, 199613, p. 23.

[33] Stefano de Fiores, Trinità, mistero di vita o.c., p. 215-216.

[34] Giovanni Paolo II, Lettera enciclica sulla Beata Vergine Maria nella vita della Chiesa in cammino, Redemptoris Mater, n. 9, edizioni Paoline, 1987, p.14.

[35] N. 2170, Capitolo della Vigilia dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, in Capitoli e conferenze, o. c., p. 497.

[36] N. 1067, Dell’Assunzione della Beata Vergine Maria in Capitoli e conferenze, Alatri, p.495- 496.

[37] N. 2586, Per la festa dell’Annunziazione della Santissima Madre di Dio, AL/1, p. 384.    

[38] N. 175, AL/1, p. 372-375.

[39] Jean-Hervé Nicolas, o.p. Synthèse dogmatique, p. 473 et 475.

[40] N. 2586, AL/1, p. 385.

[41] Stefano de Fiores, Trinità, mistero di vita o.c., p. 288.

[42] N. 2586, AL/1, p. 385.