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Ora et Labora, anno XIV, n. 4 Ottobre-Dicembre 1959,  pp. 21-30

 

 

Una Benedettina del SS. Sacramento

del Monastero di Mas-Grenier 

Sr. Marie Véronique Andral, OSB ap
“Unum corpus sumus”

 

Spigolando dagli scritti di M. Metilde del SS. Sacramento *

 

 

Tutta la dottrina spirituale di M. Metilde è basata sul doppio mistero battesimale e pasquale, o, più esattamente, gravita attorno a Cristo Gesù, nel quale fummo immersi, battezzati, e siamo stati immersi nella morte di Lui, per vivere una vita nuova.

 

« Il battesimo è un mistero pieno di verità, nel quale avviene una consacrazione certa delle anime a Dio, che le fa sue mediante l’unzione interiore e la presenza del suo Spirito ... è lo stabilirsi di un essere nuovo, la preparazione ad una nuova esistenza, che fa chiamare a S. Paolo il battesimo una rinnovazione interiore; e a Gesù, in S. Giovanni: una nascita pura e spirituale che Iddio opera nelle anime destinate da Lui ad essere figli e coeredi del suo Unigenito ».

« Il battesimo è una consacrazione alla SS. Trinità delle anime nostre, consacrazione operata da Gesù Cristo. Abbiate quindi l’anima vostra come cosa non solo sacra ma consacrata: vale a dire che non appartiene più a se stessa, perché data, dedicata ... bisogna che solo Dio regni nel Suo tempio ... ».

« Nel battesimo, ricevete due vite in Gesù: la sua vita di morte e la sua vita risuscitata. Dice San Paolo: « Siete morti e la vostra vita è nascosta in Cristo Gesù ». Ricevete una vita di morte, vale a dire una crocifissione nei vostri sensi, nelle passioni, nella volontà, nei desideri, nelle inclinazioni: insomma, in tutto quanto siete secondo Adamo. Il battesimo esprime la morte di Gesù in croce e la sua resurrezione: bisogna perciò che esista un rapporto tra voi (e questa realtà). Bisogna che di continuo moriate a voi stesse e alle creature: ecco il rapporto alla croce. E bisogna che camminiate, come dice S. Paolo, “in novità di vita”: cioè è necessario che l’animo vostro sia separato dalla terra e da quanto può macchiarla. Siccome il battesimo è un rinnovamento, Gesù Cristo fa tutto nuovo in voi: vi dà un essere nuovo e una nuova grazia. E allora vivete con cuore e spirito rinnovato, operate un cambiamento di vita ».

 

Il battesimo, come M. Metilde ama ripetere, sulle orme di S. Giovanni Eudes, il battesimo ci fa fare « Professione di Gesù Cristo ». L’Eucarestia, cui il battesimo è ordinato, ci fa compiere la Pasqua, ad imitazione di Gesù, anzi in Lui: la Pasqua nostra e, inseparabilmente, quella di tutti i membri del suo Corpo, in virtù della Comunione dei Santi. La « res Sacramenti » non è infatti l’edificazione della Chiesa?

Nel commentare l’atto di rinnovazione del battesimo di S. Giovanni Eudes (Regno di Gesù, 7a parte, par. 13), M. Metilde scrive:

 

« Questo significa far professione di Voi, o Divino Gesù, cioè essere per grazia ciò che Voi siete per natura; perché far professione di Gesù Cristo è ben più che far professione di castità, povertà, obbedienza ecc.: vuol dire professare la medesima perfezione che Gesù ha praticato sulla terra.

« Bisogna che anche voi - essendo tutta consacrata a Dio per Gesù Cristo mediante il battesimo - restiate unita a Dio senza mai uscire dal suo amore e dalle cose spettanti alla sua pura gloria in voi e in tutte le creature. Gesù Cristo ha perfettamente adempiuto i doveri risultanti da questa divina professione in tutto il corso della sua santa vita: bisogna che, imitandolo e seguendolo come vostro Capo, siate fedelissima, senza mai desistere dalla pratica d’una cosi sacra professione; non fate mai la vostra volontà propria, ma piuttosto sia vostro unico piacere e soddisfazione il compiere la divina volontà ».

E tenendo il Capitolo alle sue figlie l’ultimo giorno dell’anno 1672 (tutti gli anni le Monache rinnovano la Professione il 1° gennaio) ella comincia così:

 

« Non vi dirò niente, sorelle mie, circa la rinnovazione dei voti: un buon servo di Dio oggi ve ne parlerà con maggior grazia e capacità di me.

Non trovo nulla di più importante che adempiere i voti che abbiamo fatto nel battesimo ... Abbiamo mai riflettuto abbastanza sull’essenza di questi voti? Vivere della vita di Gesù Cristo, del suo Spirito, delle sue inclinazioni, insomma vivere una vita tutta santa e tutta divina. Lo facciamo? ...

I voti che abbiamo fatto alla professione non sono che mezzi per adempiere quelli che abbiamo fatto al battesimo ai quali non pensiamo affatto ...

Per il battesimo noi siamo figli di Dio, che ci adotta per (mezzo della) grazia, mentre Gesù Cristo (è figlio) per natura. Se allora avessimo avuto l’uso di ragione, avremmo sentito la voce dell’Eterno Padre che, mentre ci facevano le unzioni, ci diceva: « Ti ricevo per mia figlia, metto in te il mio Figlio umanato, affinché tu viva della sua vita e del suo Spirito e sia tutta nascosta in Lui, nel Quale prendo tutte le mie compiacenze ».

Noi siamo unte (consacrate) con la medesima unzione di Gesù Cristo e questo carattere non si cancellerà mai ».

Il battesimo ci innesta nel Sacrificio di Gesù.

Un giorno la Contessa di Châteauvieux rivolse alla M. Metilde questa domanda:

- Nel rinnovare i voti battesimali mi pare che ci si doni di nuovo a Dio; ma voi mi dicevate l’altro giorno che, appartenendo già a Gesù Cristo a tanti titoli, non potevate darvi a Lui di nuovo ...

Si ebbe questa magnifica risposta:

« Credo di avervi scritto che, essendo di Dio, noi ci siamo date a Gesù Cristo, e siamo sacrificate a Dio per mezzo di Gesù Cristo come membra del suo Corpo Mistico. E poiché tutte le cose appartengono a Dio, noi siamo dunque necessariamente suoi, ma in una maniera ineffabile, per mezzo del Sacrificio di Gesù Cristo tanto sulla croce che sull’altare. Poiché sulla croce voi siete stata crocifissa misticamente - ricordate quel che dice S. Paolo - e siete morta con Lui. Ecco perché siete obbligata a vivere una vita di morte, del tutto staccata e separata dalla vita dei sensi, perché « la vostra vita è nascosta in Gesù Cristo », come dice l’Apostolo. Dunque, se la vostra vita è nascosta in Gesù Cristo, niente altro deve apparire in voi che Gesù Cristo ... Insomma, dovete condurre una vita crocifissa, perché siete confitta in croce con Gesù Cristo.

« Quanto al Sacrificio dell’altare, sapete che è un memoriale di quello della croce e una continuazione di quell’adorabile Sacrificio. L’unica differenza è che non è più cruento, ma è efficace ed opera effetti possenti sulle anime che si applicano e dimorano nella grazia che ci comunica.

« Credo di avervi detto ieri sera perché non potevo più dire: “Mio Dio, mi dono a voi”. Se sono data a Dio per mezzo di Gesù Cristo, la donazione non è perfetta? O sono meno obbligata di essere tutta di Dio? Poiché Gesù Cristo mi sacrifica con Sé continuamente, non posso disdirmi. Questa donazione non è più che sufficiente? Bisogna lasciarsi sacrificare con un’amorosa acquiescenza, continuando per mezzo di una incessante e rispettosa sottomissione quella vita, quell’atto di sacrificio. E siccome non eravate sul Calvario per acconsentire alla vostra crocifissione, Nostro Signore vuole che acconsentiate al Sacrificio dell’altare per completare ciò che manca alla sua Passione. In modo che, come suo membro, voi siete offerta al Padre con Gesù Cristo e per mezzo di Gesù Cristo; e il Padre vi tiene misticamente nelle sue mani: in questa maniera voi siete “ostia”.

« Oh! dignità dello stato cristiano: diventare una stessa cosa con Gesù Cristo, essere crocifissa con Lui ed essere tutti i giorni immolata con Lui sull’altare! Oh, ammirabile impossibilità in cui ci mette la grazia, di essere separati da Gesù Cristo, mentre anzi ci fa diventare una stessa cosa con Lui! Poiché, se facciamo parte del suo Corpo, siamo parte di Lui!

« Quando rinnovate le promesse del battesimo, non fate un nuovo atto di donazione a Dio, ma rinnovate il dono e il sacrificio che Gesù Cristo ha fatto di sé alla SS. Trinità. Ecco quello che desidero farvi comprendere, affinché conosciate che tutti i vostri atti e sacrifici non sono che la continuazione di quello che Gesù Cristo ha fatto per voi.

« Dunque, rinnovate (le promesse del) battesimo per rinnovarvi nel Sacrificio che Nostro Signore ha fatto allora di voi. Non potete offrire a Dio un sacrificio di voi stessa più santo di quello che Gesù Cristo ha fatto (di voi) a suo Padre. Bisogna continuarlo senza ritrarsene mai, anzi vivere abitualmente in questo spirito di ostia; non per vostra scelta, ma perché Gesù Cristo ad esso vi assoggetta per mezzo del suo Sacrificio. Così facendo, siete vittima, non per vostra volontà, ma per volontà di Gesù Cristo ».

 

E tutto ciò avviene semplicemente, nella fede. M. Metilde lo ricorda alla sua discepola rispondendo alla seguente difficoltà: « Quando voglio fare questo sacrificio di me stessa a Dio per unirmi a Gesù Cristo come suo membro - dice la Contessa - mi trovo come impacciata ».

 

(E la Madre): « Il sacrificio che fate dev’essere semplicissimo, accontentandovi della pura fede che ci fa conoscere questa verità, cioè che voi e tutti i cristiani sono membri di Gesù Cristo. Basta crederlo senza voler esaminare ».

 

Ed ecco uno scritto sulla Comunione, in cui riprende gli stessi pensieri e ci conduce al vertice: « Oh, che cosa meravigliosa che la nostra anima sia resa partecipe della stessa consacrazione che Nostro Signore Gesù Cristo ha fatto di Sé al Padre Suo! ... »

 

« L’anima che si comunica diventa una stessa ostia con Gesù Cristo e, per conseguenza, è impegnata ad entrare nel suo Spirito ed assumere i suoi stessi obblighi.

« La Comunione ci fa entrare nelle disposizioni interiori di Gesù Cristo morente.

« La Comunione è stata istituita da Dio per rendere i cristiani partecipi delle disposizioni della divina Ostia che ricevono e farli entrare nei sentimenti di quella santa Vittima, che viene a vivere in loro per render loro possibile la “Professione” che non potevano fare da se stessi: cioè essere tutti consacrati a Dio, voler essere suoi inseparabilmente e inviolabilmente, senza mai allontanarsi dallo stato della loro consacrazione. (Consacrazione) che il battesimo ha operato inizialmente e che è stata rinnovata in pienezza comunicando all’Ostia santa e consacrata, che li mette nella partecipazione e nella società della medesima consacrazione con la quale il Figlio di Dio si consacra al Padre sull’altare e gli si è consacrato nel momento dell’Incarnazione.

« Oh, che cosa meravigliosa che la nostra anima sia resa partecipe della stessa consacrazione che N. Signore Gesù Cristo ha fatto di Sé a suo Padre! Com’è meraviglioso che noi entriamo in comunione con questa santa e mirabile operazione! Come sarebbe degna la nostra donazione, se fosse fatta nello stesso spirito e nelle stesse disposizioni di Nostro Signore! Che aderenza di noi a Dio! che trasporto continuo, che dedizione, che amore, che elevazione, che applicazione perpetua! Eppure, Dio lo desidera, Dio lo vuole, Dio ci dà suo Figlio per questo, Dio ci mette in comunione con lo Spirito di Gesù Cristo, col suo interno, con la sua disposizione di Ostia, con questa operazione particolare di consacrazione a Dio ... E perché mai non lo faremo? Perché mai non ci lasceremo penetrare da Gesù Cristo per entrare nelle sue disposizioni e nel suo stato interiore del quale Egli vuole renderci partecipi?

« Lo stato d’immolazione è uno stato a cui la creatura non può giungere da se stessa senza la grazia di Gesù Cristo ».

 

Notiamo come in questi due testi i termini di ostia e di vittima non sono usati nel senso insipido, svalutato e quasi profanato che hanno acquistato in seguito in certa letteratura, ma come la Ven. Madre si appoggia sulla dottrina di S. Paolo e di S. Giovanni. Ella non intende parlare che di una disposizione «propria a tutti i cristiani» e, ben lungi dall’ispirare un dolorismo di cattiva lega, ci fa ben comprendere il significato vero e splendido di queste parole: Dio ci mette in comunione con la disposizione di Ostia del suo Figliuolo, cioè ci fa partecipare alla Consacrazione che Egli fa di se stesso al Padre suo. « Ed io consacro me stesso per loro, affinché anch’essi siano consacrati (santificati) nella verità ». Il che non significa certo, ch’ella dimentichi la croce, ma ogni cosa è situata al posto giusto. E tutto nella pura fede, ché tutti i cristiani sono membri di Gesù Cristo.

 

* * *

 

La sorgente dell’unione coi nostri fratelli sarà proprio questo sguardo di fede che ce li rivela membri di Cristo, inseparabili da Lui. E proprio nella misura in cui la fede e l’amore crescono nel nostro cuore, nella misura in cui entriamo nel Mistero ineffabile dell’Adozione, viviamo in profondità il Mistero della fraternità universale. Vediamo Cristo in tutti, un nostro membro in ciascuno di questi «altri» che diventano un «inferno» esattamente nella misura in cui ci separiamo da loro, o li separiamo da Cristo.

Riprendiamo il dialogo con la Contessa di Châteauvieux: « Credo di essere molto in colpa riguardo all’amore del prossimo » ...

« La carità, o amore del prossimo, procede allo stesso passo dall’amore di Dio. Così ci assicura S. Giovanni. Non vedo ancora quest’amore stabilito in voi: siete troppo preoccupata di voi stessa, troppo poco desiderosa del regno di Dio in tutti i cuori, troppo avara con le anime. Le considerate come staccate da Gesù Cristo, non ricordandovi che sono le sue membra che formano il suo Corpo Mistico. C’è ancora molto da fare in voi a questo proposito; però man mano che Dio si stabilirà in voi, l’amore del prossimo germoglierà e porterà i suoi frutti ».

 

Un’altra volta le aveva detto:

« Dovete amare il prossimo come voi stessa; è vostro dovere; ma è difficilissimo adempierlo bene se non si è del tutto rivestiti e riempiti di Gesù Cristo. Perché, per amare il prossimo come voi stessa, bisogna che lo consideriate membro di Gesù Cristo come siete voi; e, come tale, gli farete per giustizia lo stesso bene che fate a voi stessa, perché il prossimo appartiene a Gesù Cristo come voi; quando avrete annientato i vostri interessi e l’amor proprio, non avrete nessuna difficoltà ad amare il prossimo come voi stessa ».

E in un Capitolo alle sue figliole:

« Vorrei proprio potervi insinuare la vera carità che parte dal Cuore di Gesù Cristo e che dobbiamo avere come membra di questo Capo adorabile; ma purtroppo noi non ci consideriamo come sue membra; ci ritiriamo da questa unione per vivere in noi stesse e di noi stesse, come persone particolari: il “tuo” e il “mio” producono tutto questo disordine.

« Noi non vediamo volentieri che le altre siano favorite, consolate: il che indica che non siamo unite al nostro Capo. Io vi domando: forse che la mano si lamenta perché il piede è calzato troppo delicatamente? Tutt’altro! Lasciamo dunque tutto quello che ci è proprio, per unirci al Sacro Cuore di Gesù che è il nostro Capo ».

 

In un altro Capitolo (1672) riprende il paragone del corpo e delle membra:

 

« Il legame delle membra tra loro è così stretto che uno sente il dolore dell’altro, o almeno si sforza di soccorrerlo. Se il piede si ferisce, subito il corpo si curva, gli occhi guardano, la mano lo tocca, tutte le membra si adoperano a curarlo e sollevarlo.

« Così, se una sorella è malata, ognuna di voi l’assista secondo la sua possibilità: una scusandola, un’altra pregando per lei, compatendola, sopportando le sue debolezze. Ecco quel che dovete fare. Intendo parlare delle malattie spirituali che sono le più importanti. Andate in pace e pregate le une per le altre ».

 

Questa carità è in noi il frutto della Preghiera del Signore dopo la Cena, il frutto della comunione, Sacramento dell’Unità,. e deve estendersi al mondo intero. Questa stessa carità ci dispone a «diventare sempre meglio Gesù Cristo» in ogni nostra comunione.

(dal Capitolo: Dell’eccellenza della carità):

 

« E’ una massima vera che siamo trattati da Dio proprio come trattiamo il nostro prossimo. Ricevete questa parola non da me, ma dalla Verità Eterna, che ha detto che saremo misurati con la stessa misura con la quale misuriamo gli altri.

« E’ certo che se usiamo dolcezza, compassione e condiscendenza per le nostre Sorelle, Dio farà altrettanto con noi. Come invece se le contristiamo in qualsiasi cosa, non avendo né compassione né dolcezza, Dio ci ritirerà le sue grazie e le sue consolazioni. Anzi, notate bene questa temibile parola: con queste disposizioni contrarie alla carità allontaniamo da noi l’effetto della preghiera di Gesù Cristo Nostro Signore; giacché la sua preghiera è sempre efficace e quello che ha chiesto per noi a suo Padre gli è stato accordato. Ora, la vigilia della sua morte, gli chiese che come tra Loro erano Uno, così tutti i suoi fossero uno tra loro.

« Quando conserviamo sentimenti, o anche (solo) pensieri, contro la carità è come se dicessimo con le nostre azioni: « Non me ne importa niente della preghiera di Gesù Cristo ».

« Dunque bisogna essere un’anima sola e un cuor solo. Ma quale sarà questo cuore? Sarà il vostro? Sarà il mio? .. Sarà quello di Gesù Cristo, che diventerà il nostro cuore. Voi mi direte: “Perché non quello della S. Madre di Dio, giacché ella è la nostra Superiora?” [1].

- Perché la Madonna non ha altro cuore che quello di suo Figlio ...

« Ma se questa unione deve essere per tutti i cristiani, a più forte ragione per noi (consacrate al) SS. Sacramento, che è il Sacramento dell’unione e della carità ...

« Non dobbiamo solo avere carità per le nostre Sorelle, ma abbracciare tutto il mondo in questa unione di carità di Gesù Cristo.

« E’ proprio questo ch’Egli vuole da noi con la S. Comunione che riceviamo così spesso; ed è possibile che, dopo tante Comunioni, noi abbiamo inclinazioni diverse da quelle di Gesù Cristo? .. E’ sicuro che, se ci disponiamo a riceverlo per mezzo della stessa carità, Egli ci comunicherà tutte le sue inclinazioni ...

« Bisogna morire, se vogliamo entrare nelle disposizioni di Gesù Cristo in questo divin Sacramento e diventare altri Gesù Cristo. Questo Egli vuole. Oh, chi può comprendere la felicità di un’anima diventata così Gesù Cristo? - è ineffabile - ella è nella libertà dei figliuoli di Dio. Mi direte: - Ma come! parlate di gioia e libertà tutta divina, mentre bisogna continuamente rinnegarsi e morire ad ogni istante ... Si, Sorelle mie, non si giunge a quello che attraverso questo. Gl’inizi son difficili, non si trova che amarezza; ma il progresso è soave. Preferite essere schiave del peccato e delle creature, piuttosto che di Dio?

« Qualcuna mi dirà: “lo non amo nulla, non ho nessun attacco alle creature”; e però scavate in questi cuori: li troverete tutti pieni di amor proprio. Non dobbiamo lusingarci di non amar niente: i nostri cuori sono fatti per amare e non potrebbero vivere senza amore. Bisogna dunque rinunciare a noi stessi e all’amore del nostro spirito proprio, in modo da non amare che con la carità di Gesù Cristo. Se fate così, vi prometto che vi trasformerete in Gesù Cristo ».

Ogni comunione, come ogni Messa, è il momento in cui viviamo più intensamente la nostra appartenenza al Corpo Mistico. La Madre Metilde aveva certo meditato e letto questo passo di una lettera del Condren:

« …Dovete dunque ricordarvi che il sacrificio che offrite non è soltanto il sacrificio del Figlio di Dio, ma del Corpo e delle membra di Gesù Cristo completo che comprende la Chiesa: perché Egli le comunica il suo sacerdozio ed essa si offre con Lui e Lui con essa. Voi dunque, all’altare, non siete membra soltanto di Gesù Cristo, ma anche della S. Vergine, di tutti i Santi e le Sante che sono in cielo e di tutti i fedeli che sono in terra. Dovete dunque dimenticare voi stesso per essere ciò che sono essi e offrire in nome loro e nella loro persona, come pure secondo la loro intenzione e il loro spirito, ed essere all’altare in spirito ciò che sono essi, cessando di essere voi stesso ».

Ed ella scrive alla Contessa de Châteauvieux riguardo alla comunione, momento privilegiato in cui ogni cristiano esercita il suo «sacerdozio battesimale» :

 

« Comunicatevi sempre con molta umiltà, non per voi ma per Gesù Cristo, per la sua gloria, per gli interessi del suo onore sulla terra,. per il bene della sua Chiesa e delle anime che sono sue. Voi siete membro di Nostro Signore, della sua SS. Madre e di tutti i santi. Come tale,. dovete fare ciò ch’essi hanno fatto, ciò che vogliono fare per voi e ciò che farebbero e crederebbero dover fare per la gloria di Dio e per il bene della sua Chiesa, se fossero sulla terra. Bisogna che voi siate unita a loro quando vi comunicate e che lo facciate conformemente al loro spirito, come se essi vivessero in voi con diritto di usare di voi più di quanto ne abbiate voi stessa: come peccatrice, infatti, dovete stimarvi priva di qualsiasi diritto (in voi stessa); perciò tutto ciò che siete è «confiscato» per Gesù Cristo e per i suoi; e dovete appartenere a loro per tutto ciò che vogliono (compiere in voi), rinunciando alla vostra volontà per vivere nella loro, al vostro spirito per vivere nel loro, e dovete darvi ad essi per vivere così. Separatevi perciò da voi stessa e non abituatevi a farlo con fatica; ma con gioia e serenità offrendovi a Dio ... ».

 

« Tutto quanto siete è confiscato per Gesù Cristo e per i suoi ».

Rileviamo quest’ultima frase, che ci mostra fin dove giunge questo dono totale di noi a Cristo ed alle sue membra. Come siamo lontani dalle comunioni « ristrette » della pietà individualistica! Si tratta di una pietà vasta quanto il Mistero dell’Incarnazione, della Redenzione, della Chiesa.

Ma la Madre Metilde non ci mette di fronte al Mistero della Chiesa soltanto nella nostra vita sacramentale e nei nostri rapporti quotidiani col prossimo. Ritroviamo questo Mistero nella nostra vita di preghiera; nella preghiera liturgica - è naturale - ma anche in quella personale, più segreta e silenziosa, la quale non è mai separata dall’intercessione della Chiesa. Tutto il Corpo riceve la grazia quando un membro la chiede e si apre ad essa secondo la propria capacità. Ecco ancora un’istruzione alla Contessa di Châteauvieux, sulla preghiera « in fede» :

« Imparate dunque a pregare in fede, senza ragionare nel vostro spirito. Che significa pregare in fede? Vuol dire pregare in silenzio, contentandosi di esporre a Nostro Signore i propri bisogni e quelli del prossimo, restando in una ferma confidenza nella sua bontà che apporterà i rimedi necessari, confidando, cioè, che la sua carità eterna provvederà. Rimettendo amorosamente in tal modo tutte le cose nelle mani di Dio, Egli ne prenderà cura infallibilmente e darà a noi ed al nostro prossimo quel che ci è necessario. Un’anima che cammina nella via in cui Dio vi ha fatto l’onore di chiamarvi non deve più avere preferenze né volontà, né riguardo a sé né riguardo al prossimo, e tutta la sua compiacenza deve consistere nel veder compiuto il beneplacito di Dio.

« ... Ordinariamente, pregate in silenzio, come vi ho detto, e state tranquilla che questo silenzio grida forte assai, penetra i cieli e raggiunge il Cuore di Gesù Cristo. Pregate dunque così.

« Come potrete soddisfare gli obblighi che avete di pregare per la Chiesa, per i morti, per i peccatori, insomma per tante cose che vi vengono raccomandate attualmente?

« Vi ho detto un’altra volta che come cristiana siete membro di Gesù Cristo e che fate parte del suo Corpo Mistico che è la Chiesa. Non potete separarvi da essa senza rinunciare a Gesù Cristo e al vostro battesimo. Ecco dunque che siete eternamente legata alla Chiesa, e in forza di questa unione entrate necessariamente in tutte le sue intenzioni, anche se attualmente non pensate ad esse, ed è impossibile che sia altrimenti. Dunque voi pregate con la Chiesa, per la Chiesa e per le sue intenzioni; e basta che rinnoviate questa intenzione una volta al mese o una volta all’anno, dicendo a Nostro Signore che vi unite di nuovo a tutti gli interessi e le intenzioni della vostra Santa Madre Chiesa per il tempo e per l’eternità, secondo i suoi disegni e gli obblighi contratti col vostro battesimo, e che desiderate aver di questo un’intenzione eterna. Basta far questo anche una sola volta nella vostra vita, se non uscite dalla santa società dei fedeli.

« ... Ricordatevi che non siete vostra e che vi trovate nell’impotenza di disporre di voi in alcun modo, per piccolo che sia; ma abbiate la volontà di fare ciò che Dio vuole che facciate, anche senza conoscerlo. L’unione che avete con la SS. Volontà di Dio vi fa fare in Dio molte cose che gli sono gradite e che voi non vedete.

« …State sempre in santa semplicità davanti a Dio, con l’intenzione di stare in sua presenza e di pregare secondo i suoi disegni: ecco una buona e santa disposizione di preghiera ».

Ecco una dottrina atta a dilatare le anime. Ma non crediamo che si tratti di un consiglio che alimenti la pigrizia: non si giunge fin là d’un colpo. « Un’anima che cammina nella via in cui Dio vi ha fatto l’onore di chiamarvi », scrive Madre Metilde. Queste parole non lasciano alcun dubbio: la Contessa ha già fatto dei passi importanti nel cammino della perfezione. Questa preghiera silenziosa, oscura, porta al limite estremo dello spogliamento: bisogna essere totalmente abbandonati alla Volontà di Dio. Solo allora « si fanno in Dio molte cose che gli sono gradite e che noi non vediamo ».

 

« In quanto a noi, non sappiamo ciò che dobbiamo domandare, ma lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza e supplisce per noi con gemiti ineffabili: e noi sappiamo che Egli prega secondo Dio a favore dei santi ».

 

Eccoci ritornati nel Seno della Trinità, ma inseparabili da tutti i nostri fratelli, nella preghiera e nella celebrazione del nostro culto, del nostro Sacrificio.

 

 



*  Per i dati biografici, rimandiamo allo studio di Louis Cognet, pubblicato nei numeri: 1958: 2-3-4; 1959: 2-3.

[1]   M. Metilde de Bar pose come caposaldo del suo Istituto che il titolo onorifico di Abbadessa fosse conferito alla Madonna e che mai una Superiora potesse considerarsi tale a vita. Questa sua determinazione si spiega non solo con la grande devozione ch’ella ebbe per Maria SS.ma, ma anche col suo profondo senso di umiltà che la fece rifuggire dalla «grandiosità» di cui si circondavano le grandi Abbadesse del suo tempo, ch’ella pur tanto ammirò. Tra le Benedettine del SS. Sacramento la Priora può essere rieletta ogni tre anni, senza limitazione di trienni. (N.d.R.).

 

I testi riportati in questo studio appartengono all’Archivio del Monastero di Mas-Grenier (Tarn-et-Garonne; Francia).