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Deus absconditus, anno 96, n. 3, Luglio-Settembre 2005, pp. 32-38
Sr. Marie-Cécile Minin osb ap*
Spiritualità mectildiana e monfortana, eco e risonanza mariana
Grignion de Montfort entra in contatto con la Comunità delle Benedettine dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento situata in rue Cassette, a Parigi, nel 1702. Non solo vi riceve un’assistenza quotidiana in quel periodo particolarmente difficile della sua vita, ma vi accompagna anche sua sorella, Guyonne-Jeanne, che diverrà Benedettina dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento nel monastero di Rambervillers con il nome di suor Catherine de Saint Bernard.
Rivelata grazie al suo «Trattato della vera devozione a Maria», la dottrina mariana di Grignion de Montfort è diventata cammino di spiritualità per molti. Essa si incontra con quella di madre Mectilde, il cui irradiamento si è esteso principalmente sulla sua famiglia monastica.
Un povero accolto alla mensa della Madonna
Nell’agosto 1654, madre Mectilde scrive a Dom Bernard Audebert, Priore dell’Abbazia di Saint Germain des Près per chiedere «il permesso di far benedire in uno dei giorni di questa settimana una grande immagine in rilievo della Madre di Dio, verso la quale abbiamo tutte una devozione e una fiducia tutta particolare e crediamo che sarà la Madre e la protettrice di questa piccola casa. Noi la consideriamo come tale e come nostra Superiora» [1]. Dom Audebert dà l’assenso e il 14 agosto, madre Mectilde gli scrive di nuovo, facendogli pervenire l’atto predisposto a tale scopo [2]. Come cita Fratel Ludovic Belot, suo segretario, «il Reverendo Padre dom Audebert, Priore di questo monastero e Gran Vicario di Monsignor de Metz ha permesso che l’offerta summenzionata e la sua rinnovazione si faccia ogni anno, il giorno dell’Assunzione della Santa Vergine, non per obbligo, ma solo per devozione» [3].
Così, il 22 agosto 1654, madre Mectilde proclama Maria unica abbadessa e superiora perpetua di ciascuno dei monasteri dell’Istituto. Delegato da dom Audebert, M. Picoté benedice la statua della Vergine che tiene il Figlio sul braccio sinistro e un pastorale nella mano destra. L’indomani, madre Mectilde pone l’immagine della Vergine nei luoghi regolari, perché ella “presieda”, in un certo senso, a tutti gli atti. A partire da quel momento, in refettorio, mezzogiorno e sera, la prima porzione viene offerta a Maria per essere poi donata ai poveri. Le feste della Vergine sono celebrate con enfasi [4]. Madre Mectilde «si appoggiò totalmente alla protezione di questa Regina delle grazie per riuscire nella guida del suo monastero, avendo un tale basso sentire di sé, da credere che fossero necessari miracoli per acquisire questo dono, e per questo ella voleva riferire tutti gli onori, anche quelli esterni, a questa divina Abbadessa [...] perché –diceva – [...] spetta a lei sola portare il nome e la qualità di capo della casa del Santissimo Sacramento e spetta a lei sola essere riconosciuta tale» [5].
Giunto a Parigi nel 1692, Grignion de Montfort (1673-1716) entra, nel 1695, al «Petit Séminaire» di Saint-Sulpice. Sul territorio della parrocchia di Saint-Sulpice si trova il monastero di rue Cassette dove nel 1698 la Fondatrice, madre Mectilde del Santissimo Sacramento, Catherine de Bar, rende a Dio la sua anima di Madre e di Priora, lasciando dietro a sé un’opera giovane e fiorente: l’Istituto delle Benedettine dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento.
Nel 1702 Montfort, in situazione precaria, viene soccorso dalla comunità di rue Cassette. La Priora, madre Marie-Bénédicte del Santissimo Sacramento, fu la segretaria particolare di madre Mectilde durante gli ultimi anni della sua vita. Come segretaria le fu molto vicina ed era avvezza a cogliere il suo pensiero, a trascriverlo fedelmente e a scriverlo rapidamente [6]. Mette a disposizione di Montfort il pasto servito quotidianamente in refettorio davanti all’immagine della Vergine Maria. Fiducioso, Montfort parla con la Madre Priora del futuro della sorella, Louise Guyonne-Jeanne e chiede se questa possa essere religiosa nel monastero di rue Cassette. Louise è accettata e parte quindi con altre due postulanti per il monastero di Rambervillers [7]. Qui diventa suor Catherine de Saint-Bernard [8].
Soccorrendo caritatevolmente Montfort, madre Marie-Bénédicte imita in questo la stessa Fondatrice, che aveva agito allo stesso modo nel 1654, aiutando un altro sacerdote, di nome Jean Eudes, a quell’epoca malato. Per un curioso disegno della Provvidenza, questi due sacerdoti, Jean Eudes e Grignion de Montfort, apostoli e cantori della Vergine Maria, saranno entrambi canonizzati, gli unici annoverati nella Scuola Francese di Spiritualità. Così il monastero di rue Cassette ha continuato, dopo la morte di madre Mectilde del Santissimo Sacramento, a essere conosciuto non come luogo di prestanza e di gloria umana, ma come luogo dove si pratica un’autentica carità evangelica, sotto lo sguardo della Vergine Maria.
Eco o risonanza di due spiritualità mariane
Monsignor Francesco Franzi trovava negli insegnamenti di madre Mectilde «la medesima risposta, che in forma più ampia e ragionata espone S. Luigi de Montfort nel suo “Trattato”» [9]. Se i cantici composti da Grignion de Montfort meriterebbero uno studio più approfondito, noi ci soffermiamo qui unicamente sulla sua dottrina mariana e su ciò che egli ha scritto riguardo alla relazione di Maria con Dio e, più particolarmente, sulla dimensione trinitaria di tale relazione.
Nel «Trattato della vera devozione a Maria», Montfort mette in evidenza il carattere essenziale della relazione di Maria con Dio:
«Maria è tutta relativa a Dio e io la chiamerei benissimo l’essere relazionale a Dio, che non esiste se non in relazione a Dio, o l’eco di Dio, che non dice e non ripete se non Dio. Se tu dici Maria, ella ripete Dio» [10].
Madre Mectilde ha espresso questa relazione tra Dio e la Vergine Maria parecchie volte. Nel 1662, in una conferenza preparatoria alla festa della Natività di Maria, constata riguardo alla Vergine Maria:
«E vi assicuro che non solo la sua volontà, ma l’intimo profondo della sua anima sono applicati a Dio, e che essa viveva con perfezione il primo comandamento di amare Dio con tutta la sua anima, con tutta la mente, con tutta la volontà e con tutte le forze. La grazia la univa a Dio e a Gesù Cristo, dal momento che il corpo e l’anima di Maria erano completamente per Gesù Cristo, [...] il suo essere e le sue facoltà provavano una così potente attrazione a questo centro divino, che neanche la pietra non tende in basso con tanta rapidità e veemenza come invece essa tendeva a Gesù Cristo» [11].
Nel 1672, in occasione della festa della Visitazione di Maria a Elisabetta, madre Mectilde considera di nuovo questa relazione particolare di Maria con Dio, affermando:
«Non dite che fate questo o quello più per lei che per Dio stesso. E’ uno solo il cuore del Figlio e della Madre; tutto ciò che si fa per lei, essa lo rende a suo Figlio, rinviando tutto a Dio come alla sua sorgente. E sebbene sia gloriosa nel Cielo, essa vi è profondamente annientata, non attribuendo niente a sé e non prendendo parte ad alcuna cosa di tutto ciò che si fa per onorarla. Ricevendo tutto da Dio, essa rende tutto a Dio».[12]
Nel 1682, in una conferenza per la festa dell’Immacolata Concezione, sviluppa la stessa idea:
«Tu sei diventata fin da questo prezioso momento il tempio della adorabile Trinità e mai Dio è stato, neppure per un momento, separato da te. O grazia incomprensibile, che io non posso sufficientemente ammirare, né elogiare come essa merita! Ti sei sempre mantenuta in una perfetta unione con Dio, sempre obbediente alle sue leggi, sempre animata dal suo spirito, sempre fedele! “Virgo fidelis” e sempre ardente del suo amore, Vergine che sempre vive con lui e di lui, ma in una maniera tanto inspiegabile, quanto incomprensibile allo spirito umano» [13].
Nel suo insegnamento, madre Mectilde presenta quindi Maria sempre in relazione esistenziale con Dio, sempre ardente di amore di Dio, vivente in Dio e di Dio. Maria è quindi colei che ha compiuto in maniera perfetta il primo comandamento che è quello di amare Dio con tutta l’anima, con tutte le forze, con tutta la volontà. Come ogni creatura, Maria esiste solo perché Dio è. Più di ogni altra creatura, ella esiste solo in relazione a Dio, perché è Madre di Dio.
«Il riferimento di Maria alla Trinità – scrive padre De Fiores – è costitutivo della sua persona, sicché il considerarla isolata e chiusa in se stessa rappresenta un travisamento della sua realtà come è tramandata dalla Scrittura e ribadita dal magistero ecclesiale» [14]. Riflesso dello Spirito Santo, testimone del Verbo Incarnato, rivelazione del volto del Padre, Maria è «il capolavoro delle mani di Dio» [15].
La dimensione trinitaria della vita di Maria ha quindi costituito l’oggetto della meditazione di madre Mectilde [16] e, per riprendere i termini di padre De Fiores, «certamente non è sfuggita alla contemplazione dei mistici la stupenda realtà della Vergine come colei che ha un rapporto specialissimo con Dio Amore nella Trinità. Nell’annuncio, Dio si manifesta a Maria come Padre, Figlio e Spirito Santo. E Maria diventa un’epifania dell’amore trinitario» [17].
Se madre Mectilde non parla esplicitamente di «epifania dell’amore trinitario» per esprimere il legame tra Maria e la Trinità, utilizza però le espressioni «Madre, figlia, sposa». In una conferenza tenuta la vigilia della natività di Maria, invita a salutare Maria:
«Come la Figlia di Dio, destinata ad essere Madre del Figlio, e Sposa dello Spirito Santo» [18].
E in un’altra conferenza per la festa dell’Assunzione, considera che
«Tutta la Santissima Trinità la guarda con occhi di compiacenza nel suo ingresso in Cielo per ricolmarla di gloria e di merito: l’eterno Padre come Figlia, il Figlio come Madre, e lo Spirito Santo come Sposa diletta» [19].
Ritroviamo questo modo di esprimersi in Montfort. Ne Il Segreto di Maria, saluta Maria così:
«Ti saluto, Maria, Figlia prediletta dell’eterno Padre! Ti saluto Maria, madre mirabile del Figlio! Ti saluto Maria, sposa fedelissima dello Spirito Santo» [20].
Molto prima di Montfort, Francesco d’Assisi si esprime in maniera simile in un’antifona composta per la Compieta dell’Ufficio della Passione del Signore di cui riportiamo qui il testo:
«Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, fra le donne, figlia e ancella dell’altissimo Re, il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo; prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le virtù dei cieli, e con tutti i santi, presso il tuo santissimo Figlio diletto, nostro Signore e Maestro» [21].
Anche Bernardino da Siena utilizza queste espressioni in un sermone per la Visitazione di Maria quando parla di:
«questa vera Madre di Dio e degli uomini, che Dio, il Padre, prima di tutti i secoli ha predestinato a rimanere vergine, che il figlio ha scelto quale degnissima Madre, in cui lo Spirito Santo ha preparato la dimora di ogni grazia» [22].
Come sottolinea papa Giovanni Paolo II nella sua lettera alle famiglie monfortane del gennaio 2004, «questa tradizionale espressione già usata da san Francesco d’Assisi, pur contenendo livelli eterogenei di analogia, è senza dubbio efficace per esprimere in qualche modo la peculiare partecipazione della Madonna alla vita della Santissima Trinità» [23].
Non bisogna stupirsi dell’impiego di espressioni quali «figlia di Dio», «madre del Figlio», «sposa dello Spirito Santo» in madre Mectilde, poiché la spiritualità francescana è uno dei fondamenti della sua prima formazione religiosa quale Annunciata, essendo l’Ordine delle Annunciate posto sotto la giurisdizione dei Superiori Maggiori dell’Ordine dei Frati Minori. Abbiamo qui una bella testimonianza del modo in cui la Madre ha saputo integrare nel suo itinerario spirituale alcuni elementi costitutivi della sua prima formazione [24].
Certo, all’epoca di madre Mectilde, queste espressioni si ritrovano nel saluto a Maria composto da Jean Eudes [25] e che comincia così: Ave Maria, Filia Dei Patris, Ave Maria, Mater Dei Filii, Ave Maria, Sponsa Spiritus Sancti. Tali espressioni furono in auge sia fra gli eudisti sia fra i monfortani che tra le Benedettine dell’Adorazione perpetua.
Il cammino monfortano e la via mectildiana quindi si raggiungono. Il Padre Abate Joubert aveva rilevato come «è interessante quanto si chiede Mons. Francesco Franzi e cioè se Monfort sia tributario della sua dottrina mariana alla stessa Madre Mectilde» [26]. La battuta di avvio di ciò che è diventata la specificità di Montfort non avrebbe potuto essere data da madre Mectilde de Bar? Anche se è difficile fornire una risposta, si può comunque constatare in madre Mectilde l’esistenza di un pensiero coerente e cristocentrico in una linea identica a quella esposta in modo più sviluppato e sostenuto da Grignion de Montfort nel suo «Trattato della vera devozione a Maria».
Infatti, sottolineando che avendo tutto da Dio, Maria rende tutto a Dio, madre Mectilde considera Maria come colei che non esiste se non in relazione a Dio e che «restituisce tutto a Dio come alla propria sorgente». Sembrerebbe quindi che madre Mectilde preceda qui Montfort enunciando prima di lui il concetto secondo cui Maria è tutta relativa a Dio, concetto che, tuttavia, si svilupperà solo grazie a lui.
Rimaste nascoste in un primo tempo, le intuizioni mariane di Grignion de Montfort sono state, in seguito, trasmesse a molti e sono diventate fonte di vita spirituale e via di santificazione. Bisogna stupirsene? Non è forse principale compito di un predicatore quello di trasmettere il messaggio al maggior numero di persone?
Trasmesso principalmente alle sue monache, il messaggio mariano di madre Mectilde non ha circolato in maniera analoga «ad extra». Bisogna forse dolersene, visto che la Madre non ha cessato di invitare ad una via di annientamento e di nascondimento in Dio e che, in definitiva questa trasmissione è comunque avvenuta «ad intra» come testimoniano oggi silenziosamente i membri della sua famiglia monastica nella fedeltà al quotidiano vissuto per, con e in Dio solo, sull’esempio di Maria?
Non è forse questo il segno che Dio prende sul serio il carisma proprio e lo porta sino alle estreme conseguenze di chiamata a una vita nascosta per madre Mectilde e a una vita pubblica per Montfort?
La vera devozione a Maria, la troviamo quindi espressa nella fondatrice delle Benedettine dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento, perché per madre Mectilde la devozione verso Maria non compromette in alcun modo il culto reso a Cristo. E come per Montfort, la devozione mariana di madre Mectilde è radicata nella verità dell’Incarnazione del Verbo di Dio.
* Monaca del Monastero di Rouen (F)
[1]Archives nationales, Seine, L 763, n° 98. Catherine de Bar, Mère Mectilde du Saint-Sacrement, Documents historiques, Rouen, 1973, p. 297. Su dom Bernard Audebert, vedere Daniel-Odon Hurel,«Mère Mectilde et les mauristes» in Catherine de Bar, Une âme offerte à Dieu en Saint-Benoît, Miscellanea, Téqui. 1998, p. 105.
[2] Cf. Catherine de Bar, Mère Mectilde du Saint-Sacrement, Documents historiques, (=DH) pp. 297-298 per il testo dell’atto. Archives nationales, Seine, L 763, n° 99. DH, p. 297.
[3] Archives nationales, Seine, L 763, n° 7. DH p. 298.
[4] Cf. Joseph Daoust, Catherine de Bar, Mère Mectilde du Saint-Sacrement, Téqui, 1979, p. 26 ; Michel Pigeon, Sainte Marie Abbesse, Cîteaux, 24, 1973; Marie-Cécile Minin, Le Message marial de Catherine de Bar, Mère Mectilde du Saint-Sacrement, Téqui, 2001, pp. 67-70.
[5] Mère Marie-Véronique Andral, «Mère Mectilde du Saint-Sacrement» in Catherine de Bar, Une âme offerte a Dieu en Saint-Benoît, Miscellanea, Téqui, 1998, p. 135-136.
[6] Madre Marie-Bénédicte du Saint Sacrement de Béon de Lamezan fu Priora dal 2 luglio 1699 al 2 luglio 1705. In seguito fu inviata al monastero di Rouen.
[7] P. Pasquale Buondonno, S. Luigi Maria de Montfort, pp. 123-129; Benedetta Papasogli, Un uomo per l’ultima Chiesa, pp. 140-142; 163-165. Opere, l, p. XIV. La Priora di Rambervillers è Madre Marie Victime Frederique.
[8] Nella chiesa parrocchiale, suor Catherine de Saint-Bernard è rappresentata con madre Mectilde del SS.mo Sacramento e con madre Benoîte de la Passion de Brem su una vetrata probabilmente dell’inizio del XX secolo. Montfort manterrà un contatto epistolare con la sorella, come testimoniano alcune lettere che ci sono pervenute, scritte tra il 1701 e il 1713. Cf. S. Luigi Maria de Montfort, Opere, 1, Scritti spirituali, Edizioni Monfortane, Roma, 1990, lettera 7, p. 22, lettera 12, p. 39, lettera 17, p. 49, lettera 18. p. 50, lettera 19, p. 52, lettera 24, p. 62 e lettera 26, p. 64. Queste lettere sono state anche pubblicate in: «Una preziosa corrispondenza dal sapore delle origini mectildiane. 7 lettere di S. Luigi Maria Grignion de Montfort alla sorella Guyonne-Marie, Sr Caterina di S. Bernardo, monaca benedettina del SS. Sacramento a Rambervillers», in Deus Absconditus, 1990, 1, p. 21 ss.
[9] Monsignor Francesco Franzi «Maria Santissima, unica e perpetua abbadessa dell’Istituto delle Benedettine dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento», in Deus Absconditus - Atti del Convegno monastico-eucaristico, Ronco di Ghiffa, 1981, nn. 5-6, p. 136.
[10] S. Luigi Maria de Montfort, Opere, 1, Scritti spirituali, cit., n° 225, p. 499-500.
[11] N° 1976, Conferenza del 7 settembre 1662, (149/1). Tr. it. in Catherine Mectilde de Bar, Anno liturgico e santità, ed. Glossa, Milano 2005, p. 252.
[12] N° 1932, Per la festa della Visitazione della Santa Vergine, 1 luglio 1672 (136/1). Tr. it. in Catherine Mectilde de Bar, Anno liturgico e santità, cit., p. 246.
[13] N° 2803, Rallegramenti alla Santissima Madre di Dio sulla grazia e la felicità della sua Purissima e Immacolata Concezione, 1682, (9/1). Tr. it. in Catherine Mectilde de Bar, Anno liturgico e santità, cit., p. 172.
[14] Stefano De fiores, Trinità, mistero di vita. Esperienza trinitaria in comunione con Maria, San Paolo, Milano 2001, p. 181.
[15] N° 2586, Conferenza della festa dell’Assunzione della Santissima Madre di Dio (144/2).
[16]Cf. Marie-Cécile Minin, Le Message marial... .cit., p. 77-90.
[17]Stefano De Fiores, Trinità, mistero di vita... cit., p. 114.
[18] N° 1976, (149/1)
[19] N° 2586, (144/2).
[20] N° 68.
[21] Catherine Mectilde de Bar, Lettere di un’amicizia spirituale, ed. Ancora, Milano 1999, p. 165.
[22] Fonti francescane, Edizioni Messaggero Padova, 1983, n° 281, pp. 184-185. Sermone 9 sur la Visitation de Notre-Dame utilisé aux Vigiles de la fête du Sacré-Cœur de Marie, le 8 février. Cf. Propre des Fêtes et Offices de la Congrégation des Religieuses Bénédictines de l’Adoration perpétuelle du Très Saint-Sacrement, 1671, p. 115.
[23] Lettera del Papa alle Famiglie Monfortane sulla dottrina mariana del loro Santo Fondatore, in Osservatore Romano di mercoledì 14 Gennaio 2004, p. 4.
[24] Su madre Mectilde e le Annunciate, si veda J. Letellier, Catherine de Bar (1614-1698), annonciade et bénédictine. Une même aspiration à travers les vicissitudes de l’histoire D.Dinet-P.Moracchini-M.E.Portebos [a cura di] Jeanne de France et l’annonciade, Paris, ed. Du Cerf, 2004, pp. 329-384.
[25] Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes, tome II, Beauchesne et Cie, Editeurs, Paris, 1909, pp. 352-353. Si veda anche Catherine Mectilde de Bar, Anno liturgico e santità, cit., p. 253, nota 143.
[26] Dom René Joubert, «Maria è la nostra guida all’Eucaristia», in Deus absconditus, Anno 78, N. 4, 1987, pp. 29-30.